Il CGIE a servizio dell’Italia

“Siamo stati eletti insieme e lavoreremo insieme” perché “siamo tutti al servizio dell’Italia”. Così il sottosegretario Vincenzo Amendola ha salutato l’assemblea plenaria del rinnovato CGIE, che si è chiusa alla Farnesina dopo cinque giorni intensi di dibattito e votazioni per ridare struttura al Consiglio.
Portando i saluti del ministro Paolo Gentiloni, in missione in Russia, Amendola ha voluto dar risposta alle questioni sollevate questa mattina ed oggetto degli ordini del giorno approvati in sua presenza dall’assemblea. Ed ha subito voluto fugare ogni dubbio espresso dai consiglieri sulla separazione delle deleghe – italiani all’estero e promozione cultura – all’interno dell’Amministrazione. “Ci stiamo lavorando”, però “noi rappresentiamo un lavoro collettivo. Io ed il viceministro Mario Giro lavoriamo insieme. Non bisogna essere troppo scettici”, ha detto. “L’importante è l’obiettivo”, ossia ottenere i finanziamenti.
Amendola ha ribadito ancora una volta l’impegno del governo per i connazionali in Venezuela, a partire dalla questione delle pensioni, ed ha assicurato anche la volontà di risolvere il problema dei frontalieri, per cui la recente visita del ministro svizzero in Italia è un “segnale”.
Poi il sottosegretario è passato alla Riforma di Comites e Cgie. “Stiamo cercando di razionalizzare, ma non c’è austerity”, come dimostra l’aumento dei fondi per la Cooperazione. La “logica”, ha spiegato Amendola, è quella di un “efficientamento della spesa”. Facendo proprio l’ordine del giorno parlamentare, “il governo si è assunto un impegno”, che però “è anche vostro”. Da qui l’invito al Cgie a presentare al più presto una propria proposta da presentare al governo, che consenta “il rilancio di una ambizione” e che permetta di “costruire una rete nuova” della rappresentanza italiana all’estero.
Di efficientamento della spesa il sottosegretario Amendola ha parlato anche in relazione ai servizi consolari. Il Ministero ha puntato sul “servizio informatico”, ma il Cgie fare da “antenna” sul territorio per capire se questa “innovazione” funziona e per “verificare se questa macchina regge”.
Come è stato oggi per le “percezioni consolari” – 300 euro per pratica di cittadinanza – che, Amendola ha concordato con l’Assemblea, potrebbero in effetti “restare a favore della comunità”.
Insomma “il Cgie è per noi uno strumento decisivo” ed il governo è “aperto ad un interscambio anche fisico con le comunità”. Infine un appello al Consiglio: “vi chiediamo che i tempi non siano demendati solo a noi. La riforma di Comites e Cgie è per noi un importante passaggio, ma ci serve il vostro protagonismo e le vostre proposte”, ha concluso Amendola.
La “disponibilità” del sottosegretario ad avviare insieme al Cgie un nuovo percorso di riforme è “incoraggiante” per il segretario generale Michele Schiavone, che in questi giorni di plenaria ha visto tra i colleghi “linfa vitale, entusiasmo e voglia di un nuovo protagonismo”.
“Ci rendiamo conto che il Paese vive una profonda trasformazione” ed in questo contesto gli italiani all’estero restano “ambasciatori dell’Italia nel mondo ma con responsabilità nuove”. Per Schiavone, dunque, la “sollecitazione ad intervenire con proposte di riforma” come quella dei Comites e del Cgie “diventa lo spartiacque per la strada maestra”, da cui “rivedere” poi “tutte le altre materie ed articolazioni” che interessano gli italiani all’estero.
Il segretario generale è fiducioso: “dialogando con un governo amico e che ci reputa tali, le nostre comunità saranno protagoniste nel mondo”. In questi giorni di plenaria sono state recepite “criticità” ed “emergenze”: “saremo solleciti e propositivi”, ha assicurato Schiavone. Sono “messaggi chiari”, ha concluso: “dobbiamo dar loro le gambe per camminare”. (r.aronicaaise) 

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