Il futuro dei COMITES e del CGIE

Il responsabile per gli italiani nel mondo del PD, Eugenio Marino, ha avuto l’intuizione di anticipare i tempi e i contenuti di un confronto sugli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, che avverrà nell’immediato nell’area del PD e del centrosinistra, ma che presumibilmente avrà un’eco anche nel nuovo CGIE, recentemente ricostituito.

Indipendentemente dalla discussione che si svolgerà nell’appuntamento di Basilea, il 12 marzo, dalle proposte che in esso emergeranno e dalla capacità di trasformarle in riforme effettive, vorrei approfittare dell’occasione per esprimere sul tema alcuni orientamenti generali. Non si discute di cariche e incarichi ma della direzione futura della “rappresentanza”. Si tratta di un metodo di dialogo e di partecipazione a mio giudizio positivo, non sempre adottato di fronte a scelte di riforma, per cui ne vanno apprezzati intenti e implicazioni politiche.

Per gli italiani all’estero, ritengo si debba parlare di una “rappresentanza” atipica, marcata da differenze sostanziali, che vanno considerate. I Com.It.Es., infatti, sono eletti direttamente ma per assolvere il loro mandato non hanno veri strumenti di esercizio della rappresentanza. Non assumono decisioni politiche o di bilancio sul futuro delle comunità che rappresentano. Non determinano direttamente scelte che hanno influenza sulla vita degli elettori che li hanno votati. Da anni non ricevono risorse sufficienti per assolvere i pur limitati compiti che ad essi sono conferiti. Pur scontando la particolarità di essere organismi che operano in contesti stranieri, mancano gli elementi centrali della rappresentanza. Nella realtà dei fatti essi esercitano un ruolo importante di conoscenza delle realtà, di analisi e proposta ma non di vera e propria rappresentanza.

Il ruolo del C.G.I.E. richiama più il “negoziato”, l’azione di lobby, la sollecitazione dei massimi livelli istituzionali. Un’azione che si svolge in “sostituzione” di altri soggetti, in una forma di rappresentanza diretta dei Com.It.Es.

Con gli anni e in virtù della presenza dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero il tema della rappresentanza si è spostato sul piano più strettamente politico-parlamentare. Abbiamo rafforzato la soluzione della Circoscrizione estero e questo, in termini di principio e di ricadute pratiche per le nostre comunità, non è cosa da poco. Oggi dobbiamo sentire su di noi la stessa responsabilità per rafforzare gli unici strumenti di analisi e interpretazione culturale e sociale della realtà che abbiamo all’estero e che possono affiancare utilmente l’azione politico-parlamentare.

Il mio modello di definizione del loro ruolo è molto vicino agli organismi consultivi del mondo anglosassone. Si tratta di comitati con compiti consultivi che nei paesi anglosassoni sono normalmente nominati e non eletti. Le elezioni naturalmente non rappresentano un problema ma se dessero luogo a competizioni elettoralistiche potrebbero allontanare capacità professionali e capacità critiche invece indispensabili per proporre soluzioni nuove. L’elezione diretta, in ogni caso, non deve rappresentare una condizione che ne snaturi ruolo e funzioni.

Analogamente, se la base di partecipazione al voto è limitata numericamente ed avviene attraverso forme di consultazione elettronica ciò dovrebbe rafforzarne le caratteristiche di composizione qualificata per assolvere un compito di conoscenza della realtà.

In altre parole, meglio più democrazia che meno democrazia, purché il fine ultimo non sia esclusivamente l’esercizio formale o, peggio, formalistico della democrazia!

Sul piano della disponibilità complessiva delle risorse, non possiamo fare a meno di constatare che è sempre più difficile rendere sostenibile l’esistenza di una “rappresentanza” articolata su molti livelli che oggi costa, solo per le operazioni di rinnovo, più di 5 volte il totale delle dotazioni di bilancio per l’attività ordinaria di Com.It.Es e CGIE di 5 anni.

E questo avviene mentre i Com.It.Es e il CGIE non riescono ad avere le risorse per quel serio ed utile lavoro di approfondimento che è indispensabile per il Governo e il Parlamento ai fini di una puntuale comprensione della realtà e del sostegno all’integrazione delle nostre comunità nel mondo. Buon lavoro di riflessione.

On. Marco Fedi

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