Se il primo ministro britannico David Cameron riuscirà ad avere la meglio nel negoziato con cui vuole ridefinire i termini della partecipazione del Regno Unito all’Unione Europea, gli italiani in Inghilterra potrebbero perdere una serie di importanti sussidi.
da “La Notizia – Londra”
Questa prospettiva poco rosea è emersa a novembre, quando Cameron ha mandato al polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, una lettera mettendo per la prima volta nero su bianco i punti chiave delle trattative da intavolare con l’Ue in vista del referendum con cui i sudditi di Sua Maestà decideranno – presumibilmente a metà del 2016, quasi di sicuro prima della fine del 2016 – se vorranno ancora o no prendere ordini da Bruxelles. Quattro le richieste di fondo avanzate da Primo ministro britannico. Primo, la possibilità di chiamarsi fuori, senza detrimento per il Regno Unito, da quelle clausole dei trattati europei che prevedono la partecipazione a un’Unione sempre più vincolante. Ed anche, tutele esplicite per i Paesi che non fanno parte dell’Eurozona, riconoscendo che il mercato unico non gira quasi esclusivamente attorno all’euro, ma che le altre monete dell’Ue – in primis la sterlina – avranno lo stesso status dell’euro anche in caso di ulteriore integrazioni tra i Paesi di Eurolandia. Terza richiesta presentata dall’inquilino di Downing Street, è una maggiore «sussidiarietà», cioè la possibilità che i parlamenti nazionali possano correggere la legislazione comunitaria in più campi. Ultimo punto, ma di certo il più stringente, il via libera al governo britannico ad una morsa sul welfare per gli immigrati Ue, al pari di quelli non-Ue, con nuove clausole. Questa controversa richiesta – necessaria a detta di Cameron per ”far fronte ad abusi nel diritto alla libera circolazione e permettere un controllo dell’immigrazione dall’Unione Europea” – è proprio quello che rischia di ridurre gli italiani e gli altri immigrati Ue a cittadini di serie B. Cameron – interessato a frenare un’immigrazione in accelerazione – è stato esplicito: vorrebbe che per tutti gli immigrati dai Paesi Ue l’accesso ai benefici del welfare britannico (che prevede assegni sociali per il lavoro, generosi contributi per la casa e altre forme di sostegno per chi guadagna poco o si trova in difficoltà) sia riconosciuto soltanto dopo quattro anni pieni di lavoro nel Regno Unito. Secondo i dati ufficiali del governo britannico proprio dalla Penisola arriva uno dei flussi più consistenti di immigrati Ue: ne giungono di più soltanto dalla Romania e dalla Polonia. Siamo terzi, seguiti da Spagna e Bulgaria. Il giro di vite auspicato da Cameron e da lui indicato come ”irrinunciabile” non è stato ben accolto dagli altri paesi Ue e in particolare la Polonia ha già fatto fuoco e fiamme e ne ha denunciato il carattere discriminatorio. E il governo Renzi? Secondo il ‘Corriere della Sera’, che al contenzioso ha già dedicato una pagina sotto il titolo ”La stretta di Londra”, sono al momento 165.000 gli italiani sbarcati oltre Manica che rischiano di vedersi tagliato il welfare se nel braccio di ferro con Bruxelles Cameron dovesse spuntarla. ”Questo – ha sottolineato il più importante quotidiano italiano – pone Matteo Renzi di fronte a un dilemma. Nella sostanza, Cameron sta chiedendo a Renzi di firmare sul taglio netto del welfare per 165 mila elettori italiani e su quello dei loro familiari, coniugi e figli minori residenti nel Regno Unito. Conterà molto l’arte della politica, perché trovare un compromesso resta interesse di tutti. Ma anche l’algebra ha un suo ruolo e dice che, se Renzi accettasse anche condizioni un po’ attenuate di Cameron, l’Italia ne risulterebbe doppiamente espropriata: lo sarebbe perché quei 165 mila italiani che oggi lavorano nel Regno Unito, contribuendo alla sua crescita e al suo sistema di welfare, sono portatori di un investimento pubblico di più di 18 miliardi di euro da parte del loro Paese d’origine”.
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