CGIE – Proposta di riforma voto all’estero – Merlo: valore aggiunto

Governo, Parlamento, rappresentanza: sono tutti d’accordo sulla necessità di riformare il sistema elettorale che disciplina il voto all’estero. Metterlo in sicurezza è previsto dal contratto di governo, ma è dal cuore della rappresentanza italiana all’estero che si aspettavano indicazioni e proposte. Ricardo Merlo l’ha chiesto a più riprese: dal Consiglio generale degli italiani all’estero – considerato il “parlamentino” degli italiani nel mondo – sarebbero dovute uscire idee concrete. La proposta di riforma è finalmente arrivata: la plenaria del Cgie infatti – riunita alla Farnesina fino al 16 novembre – ha approvato un testo che indica quali sono le priorità per mettere in sicurezza il voto e difenderlo dagli attacchi di brogli che si presentano puntualmente a ogni tornata elettorale. Che la proposta della riforma parta dal Cgie “ha un valore aggiunto perché i consiglieri sono in contatto diretto con la base”, ha commentato Merlo. La proposta sarà ora consegnata al sottosegretario agli Esteri che la porterà in Parlamento: a quel punto inizierà l’iter di riforma che, assicura Merlo, sarà di iniziativa parlamentare. “Quando il Cgie mi consegnerà la proposta la porterò in Parlamento, soprattutto mi rivolgerò ai presidenti delle Commissioni Affari esteri e ai parlamentari interessati a lavorarci. Sarà una proposta parlamentare – sottolinea il sottosegretario -. Movimento 5 Stelle, Lega, Pd, Forza Italia: sono tutti interessati. Sono orgoglioso del lavoro del Cgie, ha dimostrato una maturità politica importante”. L’auspicio è che la riforma “venga approvata dal parlamento entro la fine dell’anno prossimo”, afferma Merlo. La proposta del Cgie prevede l’introduzione del voto elettronico. “In considerazione dell’evoluzione tecnologica, il voto telematico è da ritenersi l’unico che permetterà di mettere in sicurezza il meccanismo elettorale con cui votano gli italiani nel mondo”, si legge nella proposta. Il Cgie “sollecita il legislatore ad avviare un serio percorso per l’introduzione del voto digitale – si legge ancora nella proposta del Consiglio generale degli italiani all’estero -. Chiediamo quindi che venga istituita una commissione tecnica che determini quale sia il sistema informatico che offra le maggiori garanzie di sicurezza e, allo stesso tempo, faciliti l’operazione di voto, tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle esperienze messe in campo da altri Stati”. Secondo il Cgie “è importante che il passaggio avvenga gradualmente – prosegue la relazione – e che sia accompagnato da un’estesa campagna di comunicazione che dovrà impegnare tutti i soggetti istituzionali, associativi e tutti i media nazionali ed esteri”. Nella proposta del Cgie ci sono poi alcune misure che dovrebbero essere messe in campo in una fase transitoria, prima che si arrivi al voto telematico. Sullo scrutinio, in particolare, si propone “l’istituzione, presso le Corti d’appello di Roma, Firenze, Milano e Napoli, degli uffici centrali per lo spoglio, ciascuno competente per una delle Ripartizioni estere”, si legge ancora nella proposta del Cgie. Questo “al fine di migliorare le operazioni di scrutinio, fino a oggi centralizzati a Castelnuovo di Porto, che ha creato – riflette il Cgie – disfunzioni e criticità non indifferenti nelle passate tornate elettorali e referendarie”. Sull’inversione dell’opzione la discussione si è animata. La proposta iniziale che la III Commissione del Cgie ha presentato prevedeva l’istituzione di un apposito elenco dei cittadini italiani residenti all’estero (tenuto presso l’Ufficio elettorale istituito in ciascun consolato) costituitosi a partire da un’opzione fatta dagli stessi cittadini che manifestano la volontà di esercitare il diritto di voto. Dopo la discussione, si è arrivati alla conclusione di “verificare le potenzialità che potrebbero arrivare dall’opzione inversa senza però ridurre e penalizzare la partecipazione”, ha precisato il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone. Secondo la proposta del Cgie poi, “il ministero dell’Interno provvede direttamente alla stampa e all’invio del plico agli elettori tramite lettera raccomandata o con altro sistema che ne attesti la ricezione da parte dell’elettore stesso”. Sulla tracciabilità, secondo il Cgie “le misure messe in atto dalla Farnesina (codice a barre) sono da mantenere per garantire la tracciabilità dei plichi elettorali. Inoltre, il codice a barre deve servire alla corretta identificazione dell’elettore nelle operazioni di spoglio attraverso l’uso dei lettori assegnati presso i seggi”. Prevista poi “attraverso i mass media, anche locali e anche non di lingua italiana, una capillare campagna pubblicitaria”. La proposta del Cgie si conclude con delle ulteriori considerazioni. In primo luogo, che nell’eventualità di una riduzione del numero dei parlamentari, “in nessun modo questo riguardi il già esiguo numero dei parlamentari eletti all’estero”. Che si ristabilisca, poi, la norma che permette solo a coloro che risiedono all’estero di candidarsi alle elezioni politiche nella Circoscrizione estero. “Altrimenti, pari modo, si dovrebbe concedere agli italiani residenti all’estero il diritto di candidarsi in qualsiasi Collegio del territoriale nazionale”, si legge nella proposta. Eliminata, infine, la parte in cui si parlava di suddividere le attuali quattro Ripartizioni in collegi uninominali. Chiusa la questione voto all’estero (la palla passa ora al Parlamento) da Merlo arriva un nuovo input per il Cgie: “La vostra prossima sfida – afferma Merlo rivolgendosi ai consiglieri – sarà la legge sulla cittadinanza. Sembra un tabù, ma vorrei che si discuta qui e che da qui esca un’opinione, un documento. Poi sarà il Parlamento a decidere – sottolinea il sottosegretario agli Esteri -. Spero che già dalla plenaria dell’anno prossimo si possa cominciare a lavorare sulla legge sulla cittadinanza”.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: