Convention mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’Estero

Di Francesca Palombo

“Le Camere di Commercio Italiane all’Estero sono oggetto e soggetto di cambiamento”. Così il presidente di Assocamerestero, Gian Domenico Auricchio, ha aperto la seconda giornata della Convention mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, giunta alla sua 25° edizione, che si sta tenendo in questi giorni a Riva del Garda.

L’argomento cardine di queste giornate è il percorso di riposizionamento che le CCIE hanno avviato, sia come soggetti singoli che come rete, in risposta da un lato alla riforma del sistema camerale italiano e, dall’altro, alle nuove esigenze di internazionalizzazione e multilateralità delle imprese italiane. Sull’argomento sono intervenuti Roberto Cerreto, capo di Gabinetto del ministro Boschi, l’on. Laura Garavini, il sen. Francesco Giacobbe, Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, e Piero Corsini, direttore di Rai Italia.

“Dando uno sguardo al ranking dei Paesi, svolto dal Reputation Institute”, ha spiegato Roberto Cerreto, “la reputazione del Paese Italia è percepita in maniera nettamente inferiore dagli italiani rispetto a quanto percepito dall’estero”. Questo ha naturalmente delle conseguenze sui mercati internazionali: un Paese che crede poco in se stesso farà anche una grande fatica ad attrarre investimenti. Tuttavia, stando al Global Attractiveness Index, l’Italia si trova al 14° posto. A questo ottimo risultato ha contribuito anche il Sistema camerale italiano all’estero: “è un dato di fatto che le CCIE siano oggi per molte imprese il principale punto di riferimento per l’attività di business nel mondo”.

Anche Laura Garavini ha insistito sul ruolo fondamentale svolto per l’economia italiana dalla rete camerale estera. Le CCIE non sono solo protagoniste dell’internazionalizzazione delle PMI, ma anche “degli straordinari referenti per gli imprenditori stranieri che vogliono investire in Italia”. Una competenza di canalizzazione che farebbe parte della natura stessa delle CCIE, ha fatto notare la Garavini, e che potrebbe essere implementata con collaborazioni rafforzate fra Camere e imprese.

Francesco Giacobbe Piero Corsini hanno riflettuto sulla “buona vendita” del marchio “Made in Italy”, migliorata negli ultimi due anni, e sulla capacità di risonanza che tale argomento ha nei media.
Giuseppe Tripoli ha presentato il “progetto di innovazione” pensato per le Camere di Commercio in Italia e che potrebbe aprire nuove opportunità di collaborazione con il sistema camerale estero. Per Tripoli sarebbero tre le direzioni principali verso le quali si stanno muovendo le camere di commercio anche di altri paesi: una razionalizzazione interna, resa necessaria dalla riduzione delle risorse corrispondente per tutti alla crisi economica; una riorganizzazione della rete territoriale, dovuta all’idea che “una granularità troppo minuta sul territorio non risponde più alla realtà economica moderna”; e una riorganizzazione delle funzioni che preveda l’introduzione di alcuni aspetti innovativi, ad esempio di orientamento al lavoro, di inserimento occupazionale dei giovani, di creazione di impresa e start up, di valorizzazione del patrimonio culturale e promozione del turismo, di raccordo tra imprese e Pubblica amministrazione.

I lavori della Convention proseguono oggi con il convegno “Il ruolo delle reti nella promozione del Made in Italy” durante il quale intervengono diverse personalità del mondo istituzionale, di quello economico e del sistema camerale italiano.

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