La collettività italiana a Montevideo si è riunita per discutere la riforma degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero.
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Di Matteo Forciniti per “Gente d’Italia”
Anche l’Uruguay potrà dire la sua nella riforma degli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero. Una voce piccola, resa ancora più bassa dalla scarsa partecipazione alla riunione convocata giovedì sera alla Casa degli Italiani di Montevideo. Nonostante la buona volontà del coinvolgimento della cittadinanza, erano poco più di una ventina i presenti a dialogare senza troppo entusiasmo sul futuro del Comites (Comitato degli Italiani all’Estero) e del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). 9 i consiglieri del Comites accorsi alla Casa oltre ai presidenti di diverse associazioni.
“Su richiesta del Cgie si cercherà di presentare delle idee per una riforma che abbia il consenso delle collettività” ha spiegato Renato Palermo, rappresentante per il paese sudamericano nel Cgie. Insieme a lui anche il presidente del Comites Claudio Melloni e Filomena Narducci, ex Cgie ed attualmente consigliere del Comites. I tre – espressione delle diverse liste presenti – formano anche la commissione interna del Comites che pronuncerà nella prossima riunione sull’argomento. La rappresentanza degli italiani all’estero, ricordiamo, è un meccanismo tortuoso diviso in tre livelli e con molteplici attori coinvolti: innanzitutto i comitati (rappresentanti delle comunità locali, con cui chiaramente intrattengono un rapporto più diretto), poi il Cgie (mediatore tra il Governo e la cittadinanza) ed infine i 18 parlamentari eletti nelle varie circoscrizioni estere (divise in 12 deputati e 6 senatori).
Queste, basicamente, le questioni che l’Uruguay proporrà come stabilito in seguito al dibattito. Cominciamo dalla riforma del Cgie.
Possibile abolizione del Senato
È il punto più delicato poiché la riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi potrebbe penalizzare la rappresentanza degli italiani all’estero abolendo il Senato e perdendo così 6 senatori (2 dei quali eletti in Sud America). Si tratta, però, ancora di un grande punto interrogativo e bisognerà aspettare l’esito del referendum di ottobre per avere qualche certezza in più.
Tutti hanno concordato sul fatto di “assicurare in qualche modo una ricompensa per questa perdita”. Come? Diverse sono le ipotesi che vanno da un “aumento dei deputati eletti all’estero alla Camera” o pensare di “assicurare una forma di rappresentanza per l’estero nel nuovo Senato su base regionale”. Il proposito della riforma per Palermo è chiaro: “Si vuole far diminuire la presenza degli italiani all’estero. Vediamo in che modo si potrà rimediare”. Tra l’altro sia Palermo che la Narducci – candidati in passato alle elezioni con il Partito Democratico – hanno manifestato la volontà di votare contro il progetto del Governo.
Composizione
Con l’ultima modifica del Cgie si è passati da 65 a 45 membri. Anche l’Uruguay è stato penalizzato passando da due a una sola presenza. La più dura proprio Filomena Narducci: “Alcuni paesi sono scomparsi, altri hanno diminuito il numero di consiglieri. È opportuno ricordare che tra questi 45 membri ci sono 20 nomine a Roma. Insomma è stata un qualcosa di aberrante, invece di aumentare la presenza degli eletti è stata diminuita”.
Gli altri hanno voluto sottolineare come “questo Cgie abbia una presenza eccessiva di tre paesi Argentina, Germania e Svizzera a scapito di altri”.
Per questi motivi dall’Uruguay si chiederà una “redistribuzione” nella composizione dell’organismo non considerando solo gli aspetti numerici ma “tenendo conto anche dell’ampiezza dei territori e dell’importanza delle collettività”.
Sistema elettorale
Attualmente il Cgie viene eletto dai membri del Comites insieme ai delegati delle associazioni più “rappresentative” dipendendo dall’ampiezza delle collettività (8 in Uruguay nelle ultime elezioni, scelte dall’Ambasciata). La richiesta è che ci sia un metodo “diretto” che potrebbe svolgersi in “contemporanea con il voto del Comites”. La critica principale risiede nel fatto di doversi iscrivere per votare.
“Questa modalità ha fatto notevolmente diminuire la partecipazione come dimostrato nelle ultime elezioni del Comites dove hanno votato circa 4500 persone. Nel 2004 – quando il plico elettorale arrivava a tutti – votarono in 17mila”. Altra critica è il unto sulla disparità di queste elezioni rispetto ad altre come nei recenti casi dei referendum dove viene mandata ad ogni persona il plico per votare.
Per Claudio Melloni l’importante è che venga garantito “un sistema uguale per tutti i voti e non creare delle disparità di trattamento”.
Vediamo adesso quali saranno le proposte uruguaiane per la riforma dei Comites.
Funzioni
È l’aspetto più complesso poiché riguarda direttamente l’operato di questi organismi. Tutto quello che è stabilito dalla legge viene rispettato nella pratica? Scettici i tre, ognuno con la propria visione. “Il Comites” – come ha spiegato la Narducci leggendo alcune parti del testo normativo – “può intervenire direttamente nella tutela dei cittadini italiani come nei conflitti lavorali ed in altre delicate questioni”. In definitiva può (o dovrebbe) “cooperare e collaborare attivamente” innanzitutto con le autorità consolari ma anche con quelle dei paesi stranieri.
“Se si applicasse la legge al 100%” – questa la riflessione di Palermo – “forse limiteremo le funzioni dei consolati”. Per Melloni “si tratta semplicemente di far compiere la legge. È un aspetto che riguarda la natura essenziale della vita dei Comites”.
Dal pubblico è stato chiesto con insistenza un “maggior coinvolgimento” sui servizi consolari, uno degli aspetti più difficili e fortemente sentito dalla popolazione.
Composizione
Attualmente le zone che hanno più di 100mila italiani –come è il caso dell’Uruguay- hanno 18 consiglieri (numero ridotto dato che in passato era 24 ma non per l’Uruguay che aveva una collettività minore ai 100mila). “Le linee della riforma” -per Palermo- “si potrebbero concentrare sul numero minimo per aprire un Comites che oggi sono 3000. Probabilmente cercheranno di elevare tale limite. Di conseguenza è un aspetto che non ci riguarderà”. Oltre ad accettare i 18 membri, si è deciso di “riconsiderare il limite” giudicato troppo basso.
Sistema elettorale
Anche su questo punto un ragionamento simile a quello che è stato fatto per il Cgie. L’importante è “assicurare la massima partecipazione della cittadinanza”. Di conseguenza opzione “aperta a tutti” come in passato oppure -in caso si dovesse fare richiesta come l’ultima volta- “bisognerà fare amplia diffusione”.
L’Uruguay invierà formalmente le sue proposte al Cgie intorno alla terza settimana di agosto. La discussione vera e propria comincerà ad ottobre con la convocazione di una seduta anche se bisognerà aspettare l’esito del referendum costituzionale per avere un quadro più completo della situazione.
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