Casa d’Italia di Lucerna: Tacconi interroga Gentiloni

Deputato del Partito Democratico eletto all’estero, l’On Tacconi, ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale quale sarà il destino della Casa d’Italia di Lucerna.

“Sono stato informato – esordisce il Deputato – che il Ministero degli esteri, nell’ambito delle misure di revisione della spesa e di razionalizzazione del patrimonio immobiliare all’estero, ha predisposto un piano di dismissione di alcuni immobili demaniali e tra questi, come risulta da un recente decreto ministeriale, figura quello di Lucerna”.

“Nella mia interrogazione, sottoscritta anche dai deputati del PD eletti all’estero ho voluto ricordare la storia del nostro immobile demaniale e il ruolo che la Comunità italiana della Svizzera Interna ha avuto sin dal momento dell’acquisto negli anni Trenta del secolo scorso e il contributo che ha dato negli anni successivi sia per il pagamento degli interessi ipotecari sia per la manutenzione dell’edificio”.

“Lo stretto legame che si è venuto a creare  negli anni fra la Comunità di Lucerna ha naturalmente creato, tra gli Italiani della Città, legittime aspettative di poterne usufruire “in perpetuo”, perché continui ad essere il centro della loro vita culturale e associativa, luogo d’incontro e fulcro di rilevanti attività sociali. Tanto più che, oltre a quanto finora già fatto per l’acquisto e la manutenzione dello stabile, la Fondazione che attualmente lo gestisce sarebbe disposta ad effettuare altri importanti interventi di manutenzione straordinaria e di messa in sicurezza, mentre altri Enti, già presenti da decenni nella Confederazione Elvetica, hanno manifestato il loro interesse a collaborare con la Fondazione realizzando nella Casa collaudate iniziative di integrazione sociale, culturale e professionale dei migranti”.

“Ritengo perciò doveroso – conclude l’On. Tacconi – che il Governo valuti la possibilità di soprassedere alla dismissione di un bene che la collettività italiana è abituata considerare proprio e studi invece, d’intesa con la Comunità italiana lì residente, che ha mostrato un concreto interesse in tal senso, ogni iniziativa volta a valorizzare un edificio di grande significato storico per destinarlo ad un’adeguata fruizione da parte della Comunità”.

Di seguito il testo dell’interrogazione.

Al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Per sapere

Premesso che

Lo Stato italiano è proprietario a Lucerna di un immobile sito in Obergrundstrasse, 92  composto di 3 piani per una superficie costruita di 1.506 mq.

L’edificio, che risale ai primi anni del secolo scorso, opera degli architetti Vogt & Balthasar, in base alle notizie raccolte sul posto, risulta essere stato acquistato dallo Stato Italiano nel 1939 ad un prezzo complessivo di 158.000 Franchi Svizzeri, di cui ben 62.000 donati dalla locale collettività italiana con l’intesa che la stessa ne avrebbe usufruito  “in perpetuo”.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, nel  1944, lo stabile demaniale risultava tuttavia gravato da ipoteche per un valore complessivo di circa 112.000 franchi svizzeri.

Ancora una volta la Colonia Italiana, che nel frattempo sarebbe divenuta titolare di un contratto di locazione da parte del Consolato Generale di Zurigo, si assumeva l’onere del pagamento degli interessi bancari per circa 5.500 franchi all’anno di cui la metà quale contributo diretto, l’altra metà ricavato da contratti di “subaffitto”.

Nel 1958, anno in cui lo Stato rilevò le ipoteche gravanti ancora sull’immobile, il contributo totale della collettività italiana si poteva quantificare in 139.000 franchi (62.000 iniziali + 77.000 per il pagamento degli interessi ipotecari dal 1944 al 1958), vale a dire oltre 85% del valore nominale dell’acquisto.

L’immobile è stato sede, negli anni, di una rappresentanza consolare per servire la collettività lì residente, che nel Cantone di Lucerna e i confinanti Cantoni di Nidvaldo, Obvaldo e Uri conta oltre 25.000 connazionali iscritti all’AIRE. Con la chiusura del Consolato prima, del Vice-Consolato poi ed infine, nel 2000, dell’Agenzia Consolare la gestione dell’immobile da parte del Consolato Generale di Zurigo, diventava più problematica.

Interviene ancora una volta la collettività italiana che, attraverso una Fondazione appositamente costituita, si propone, quale scopo statutario, di mantenere la Casa d’Italia di Lucerna “per renderla fruibile per la comunità nel medio e lungo periodo”.

L’anno 2008 la Fondazione sottoscrive con lo Stato italiano un atto di concessione per la durata di 9 anni a canone agevolato, con lo scopo di provvedere alla sua corretta e funzionale gestione e all’ottimale utilizzo degli spazi insieme con gli enti che nell’immobile avevano ed hanno ancora la loro sede e cioè la Fondazione Asilo, la Colonia Italiana, il COMITES e il CASLI e, nel contempo, provvedere spazi adeguati e perfettamente agibili per l’operatività di uno sportello consolare.

Come da normativa vigente, con la Concessione in parola la Fondazione prendeva a proprio carico le spese per la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti i locali, degli apparati e degli impianti esistenti e si impegnava, nell’arco della durata della concessione stessa, ad effettuare interventi di manutenzione straordinaria quantificati in 196.000 franchi svizzeri, lavori portati a termine ben prima del termine preventivato.

In previsione della prossima scadenza della concessione il mese di gennaio 2017, la Fondazione ne ha chiesto il prolungamento o la stipula di un nuovo atto con l’impegno ad effettuare altri importanti lavori di ristrutturazione e di messa in sicurezza dell’edificio per un importo di circa 500.000 franchi per i quali ha presentato un piano dettagliato redatto e firmato da un Ingegnere di fiducia del Consolato Generale di Zurigo.

Tutto ciò per tener fede allo scopo statutario della Fondazione e alle aspettative che la storia della Casa d’Italia qui succintamente evocata ha creato nella collettività italiana di Lucerna che, avendo contribuito non poco all’acquisto e alla manutenzione della Casa, la considera centro della propria vita culturale e associativa, luogo d’incontro e fulcro di rilevanti attività sociali.

A fianco della Fondazione, ed in collaborazione con essa, hanno manifestato vivo interesse al rilancio della Casa d’Italia anche altri Enti  presenti sull’intero territorio della Confederazione Elvetica dove operano da decenni per l’integrazione sociale, culturale e professionale dei migranti attraverso l’organizzazione di collaudate iniziative.

Il Ministero dell’Economia, nel perseguire l’obiettivo del risanamento delle finanze pubbliche, ha chiesto al Ministero  degli Esteri e della Cooperazione Internazionale di approntare un piano di dismissioni di beni demaniali all’estero nel quale figura, come da DM  n. 5513/525 del 29 marzo 2016, anche l’immobile di Lucerna.

Con la vendita dell’immobile in questione, il cui prezzo di mercato non potrà non tener conto dei rilevanti lavori di manutenzione straordinaria necessari anche ai fini di una sua nuova destinazione d’uso, mentre si realizzerebbe un introito alquanto modesto per le finanze del Paese, in qualche modo si “esproprierebbe” la collettività italiana di Lucerna di un bene che essa è abituata, alla luce di quanto esposto, a considerare proprio.

Se non ritenga di rivedere il piano approntato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e soprassedere al progetto di dismissione della Casa d’Italia di Lucerna studiando, d’intesa con la Comunità italiana lì residente che ha mostrato un concreto interesse in tal senso, ogni iniziativa volta a valorizzare un edificio di grande significato storico per destinarlo ad un’adeguata fruizione da parte della Comunità.

On. Alessio Tacconi (PD), Membro della Commissione Affari Esteri e Comunitari

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