Carmela Bonifacio, il grande cuore italiano della Scuola Elementare General Vanier, ha organizzato la “Fiera dell’Italiano” a Montréal.
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Di Fabrizio Intravaia per “Corriere italiano”
“Una piccola scuola con un grande cuore”. È quanto si legge sul biglietto da visita di Joe Schembri, direttore della Scuola Elementare General Vanier, a Saint-Léonard (4555 rue Buies), appartenente alla “English Montreal School Board” (EMSB).
“La nostra – ci spiega il signor Schembri, nato a Montreal da genitori originari della provincia di Agrigento – è una “piccola” scuola bilingue, inglese e francese, che ha 186 alunni di cui circa l’80 % è d’origine italiana. L’insegnamento dell’italiano fa parte del programma scolastico, è obbligatorio, così come la musica, l’arte e l’educazione fisica. Il tempo consacrato all’insegnamento della nostra lingua – afferma Joe Schembri alla guida della scuola per il secondo anno – è di due periodi di 36 minuti a settimana, poco più, quindi, di un’ora e 10 minuti, non molto ma pur sempre meglio di niente. In cuor mio – afferma il direttore – vorrei che fosse di più ma se si aumenta il tempo dedicato all’italiano bisogna toglierlo ad altre materie e queste sono decisioni che prende collegialmente il consiglio scolastico composto da insegnanti e genitori”. Ma anche se in fondo il tempo dedicato all’insegnamento della nostra lingua non è molto ciò non vuol dire che non si possano fare lo stesso delle belle cose … in italiano!
E il “motore”, tutto italiano, della scuola General Vanier si chiama Carmela Bonifacio che, per la fine dell’anno scolastico ha preparato, organizzato e orchestrato la “Fiera dell’italiano”, un evento che ha coinvolto le classi su tre temi della cultura italiana: il carnevale di Venezia, Leonardo da Vinci e la storia di Pompei.
“Insegno l’italiano qui da due anni in tutte e sei le classi – spiega Carmela, anche lei originaria di Agrigento, emigrata a Montral con la famiglia sette anni fa – e questo progetto è il frutto di un lungo lavoro che ha coinvolto tutte le classi, dalla prima alla sesta elementare, anche se in maniera diversa. Certo, due periodi di 36 minuti a settimana non sono molti; ho cercato, allora, di trovare un modo per interessarli il più possibile, qualcosa che potesse stimolarli, altrimenti, se l’insegnamento è fine a se stesso, il loro interesse si perde perché oggi come oggi sono distratti da tante cose. Ho proposto ai bambini vari argomenti e ho notato che la loro attenzione era attratta dalla figura “universale” di Leonardo da Vinci, dai colori del Carnevale di Venezia e dall’affascinante e triste storia di Pompei e del Vesuvio, anche sulla base della mostra attualmente in corso al Museo di Belle Arti che i bambini hanno potuto visitare”.
“Abbiamo visto dei video su questi argomenti e piano piano – continua l’insegnante – è nata in loro la curiosità di saperne di più, di capire, ad esempio cosa e come facesse Leonardo a fare i suoi dipinti, i suoi progetti, le sue costruzioni, le tecniche utlizzate per fare le maschere del Carnevale e altro ancora. Così i ragazzi hanno fatto le loro ricerche sui vari aspetti di questi tre argomenti, hanno cominciato a costruire con le loro mani gli oggetti, una riproduzione del ponte ideato da Leonardo, le maschere, il funzionamento di un vulcano, la cenere, piazza San Marco a Venezia. Tutti i loro lavori hanno avuto una realizzazione pratica e per documentarsi e realizzare un oggetto hanno dovuto scoprire e quindi cominciare ad utilizzare le relative parole in italiano. La manualità, dunque, collegata alla ricerca e alla conoscenza dell’argomento, anche perché penso che la parte manuale sia fondamentale per apprendere la parte teorica. In tal modo i bambini si sono divertiti, e io con loro, ed hanno imparato qualcosa … in italiano!”.
Il “frutto” dei loro corsi è stata proprio questa “Fiera dell’italiano” in cui gli allievi hanno presentato, fieramente, le loro ricerche, i loro lavori, contenti di aver imparato qualcosa in più della nostra cultura, quel qualcosa di cui poter poi parlare a casa anche con i genitori e soprattutto con i nonni … certamente in italiano!
“Spesso – conclude Carmela Bonifacio, che oltre ad insegnare l’italiano crea gioielli, dipinge ed ha anche una grande passione per l’arte – i bambini, al termine della lezione, mi hanno detto: “Ma come, la classe d’italiano è gia finita?”, segno che sono stati bene, si sono divertiti imparando l’italiano e questo, per me, è il più bel riconoscimento che si possa fare!”.
Sì, in fondo è vero: la General Vanier è una scuola piccola però ha un grande cuore…italiano!
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