Sguardi al passato e speranze per il futuro al Forum delle associazioni Italiane nel Mondo che si è riunito a Roma nei giorni scorsi.
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Di Marco Basti per “Tribuna Italiana“
Il futuro delle associazioni è stato al centro del dibattito nei giorni scorsi a Roma, dove si è riunito il Forum delle Associazioni Italiane nel Mondo, ed è stato anche portato alla considerazione del Consiglio Direttivo di FEDIBA, dal presidente Dario Signorini, nella sua relazione ai consiglieri, durante la prima riunione dell’anno, che si è tenuta venerdì scorso. Da parte del presidente della FEDIBA è arrivato un primo invito all’approfondimento, alla riflessione e al dibattito sul presente e sul futuro delle associazioni, sul ruolo della Federazione in tale contesto e sulla partecipazione dei giovani nel necessario aggiornamento.
Il Forum delle associazioni Italiane nel Mondo che si è riunito a Roma, convocato da un gruppo di associazioni tradizionali legate al mondo dell’emigrazione, e al quale hanno preso parte circa cento rappresentanti di altrettante associazioni dell’Italia e dall’estero, ha analizzato e dibattuto sul loro ruolo nell’attuale momento che è di passaggio tra la vecchia emigrazione e le nuove migrazioni.
L’assise ha visto la partecipazione di associazioni e dirigenti di antica esperienza nella vita associativa. Naturalmente negli interventi c’è stato un po’ di tutto, sguardi al passato e speranze per il futuro; i richiami alla Costituzione, con ampi settori che non vogliono sentir parlare della riforma approvata in Parlamento e che sarà sottoposta a referendum confermativo nel mese di ottobre. In genere i partecipanti hanno criticato la struttura di rappresentanza basata su Comites, Cgie e parlamentari eletti all’estero, criticata perché diventata una “riserva indiana” e sostenendo che l’associazionismo rappresenta una realtà più vasta e diffusa che, tra l’altro, va considerato strumento prezioso della promozione dell’Italia e parte necessaria del Sistema Italia.
A salutare l’assemblea anche Fabio Porta, deputato eletto per il Pd nella ripartizione America meridionale e presidente del Comitato per gli italiani all’estero e le promozione del sistema Paese della Camera dei Deputati, che ha ribadito la “fase di passaggio epocale in cui si trovano le politiche rivolte agli italiani all’estero”, a 10 anni dall’ingresso in Parlamento dei rappresentati eletti nella circoscrizione Estero. “Al di là della riflessione auto- critica che ciascuno di noi è chiamato a fare, con la riforma costituzionale appena varata dal Parlamento ci troviamo tutti in una nuova fase – ha affermato Porta, rilevando come anche la collettività all’estero – ed il suo sistema di rappresentanza, parlamentari, Comites, Cgie ma anche l’associazionismo – possa essere “parte importante di questa nuova Italia nel mondo”.
L’esponente democratico si é augurato dunque che la riforma costituzionale proceda, anche con il concorso dei connazionali che saranno chiamati a votarla attraverso il referendum in autunno, anche se avverte il pericolo “del particolarismo e della chiusura in noi stessi”. “Dobbiamo guardare alto e mettere al centro dell’agenda politica nuovi temi, come quelli delle nuove emigrazioni e della valorizzazione dei legami con i connazionali e gli italici. Vi invito, insomma, a parlare meno di noi stessi e dei meccanismi della nostra rappresentanza, ma dei grandi temi, come l’associazionismo, vedendo come esso possa trovare spazio nella delega legislativa affidata al Governo e riguardante il terzo settore – afferma Porta, – oppure l’informazione, in relazione alla delega per la riforma dell’editoria, o la buona scuola e l’internazionalizzazione”. “La Costituzione – conclude Porta – deve mantenere inalterati i propri valori, ma anche sapersi rinnovare e in tale rinnovamento un ruolo importante spetta anche angli italiani all’estero”.
Il CGIE ha fatto arrivare il suo saluto agli assembleisti, con un messaggio del segretario generale Michele Schiavone, affermando che il Consiglio “desidera invitare le numerose associazioni del Faim a favorire un percorso in grado di rinnovare i loro obiettivi e di integrare i processi delle nuove mobilità che caratterizzano uomini e donne del nostro tempo e renderli protagonisti di una nuova stagione dell’ associazionismo italiano all’ estero”.
“Il Consiglio Generale degli Italiani all’ Estero – continua il messaggio di Schiavone – guarda con particolare interesse alla giornata e considera l’ iniziativa del Faim come un ulteriore importante segno di vitalità e cambiamento delle nostre comunità, capace di scrivere una nuova pagina della storia d’Italia e dell’ Italia nel mondo”. E concludono: “Il variegato mondo associativo italiano nel mondo è e rimarrà l’architrave sul quale poggerà la cultura, l’economia e il dinamismo sociale che potrà aiutare l’ Italia a sollevarsi dal pesante fardello della crisi economica. Perciò il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero auspica che l’assise di Roma della Faim possa segnare il passo con il passato per affrontare con entusiasmo e convinzione il futuro”.
Come si vede, si continua a parlare degli italiani all’estero e delle associazioni come di una risorsa utile per far ripartire l’Italia, ma non si riesce a capire quale può essere la formula perché effettivamente questa risorsa, questo strumento, diventi utile.
Forse ci sono alcune condizioni necessarie e precedenti.
Una è certamente la conoscenza e la consapevolezza di questa risorsa strumentale, da parte dell’Italia, della sua politica, ma anche da parte delle sue imprese e degli esponenti del mondo culturale. E se da parte dei politici – almeno a parole – una certa conoscenza c’è, il mondo economico sembra non conoscere e non capire come possano essere utili le associazioni italiane.
Peggio ancora per il mondo culturale, che in genere le snobba e le considera un relitto di altri tempi, molto lontani, guardandole spesso con sufficienza. Ma è chiaro che prima ancora di cercare di spiegare agli altri cosa sono le associazioni italiane nel mondo, è necessario un dibattito e un chiarimento fra le associazioni.
Cominciamo col dire che pur se i partiti non hanno partecipato in quanto tali al Forum, erano rappresentati dalle associazioni alle quali sono legati storicamente. Le tradizionali associazioni nazionali dell’emigrazione, come venivano chiamate una volta, non sono ancora riuscite a offrire una nuova immagine di se stesse. Hanno un passato che ha molto di positivo, ma la fotografia che viene fuori sembra rispecchiare vecchi riti, vecchie formule e anche vecchie piccole furbizie, a cominciare dalla pretesa di parlare a nome di un mondo che per la sua stessa natura é molto variegato e difficile da rappresentare. Per fare due esempi, che ci riguardano come comunità, la comunità più numerosa all’estero. Il primo ha a che vedere col partito dell’on. Merlo, che si rifà all’associazionismo già dal suo nome e che, al di là del fatto che la sua attività è sempre più autoreferenziale e legata alla costruzione del suo progetto come partito degli italiani all’estero, è sempre un movimento con forte radicamento nelle associazioni. Forse non ha voluto partecipare al forum, forse è stato escluso dagli organizzatori, ma è evidente che si tratta di una fetta di associazionismo, di un settore o di una rappresentanza dell’associazionismo degli italiani dell’America Latina che non può essere ignorato se si punta a fare un discorso sulle associazioni come risorsa e strumento del Sistema Italia.
L’altro esempio riguarda l’elenco delle associazioni teoricamente rappresentate nel Forum. Almeno per quel che riguarda l’Argentina, l’elenco di quelle che aderiscono posto sui siti internet di riferimento, sembra più un copia e incolla che una lista di aderenti, visto che non è aggiornata il che diventa evidente quando si guardano i nomi di alcuni presidenti ch, purtroppo, non ci sono più.
È comprensibile la voglia di presentare un elenco numeroso, agli effetti di dimostrare la vastità del settore rappresentato, ma è uno dei difetti per i quali spesso in passato l’associazionismo non è stato preso in considerazione. Un difetto che vale anche per l’associazionismo locale perché, non di rado, quando si tratta di raccontare la potenza della propria associazione, alcuni dirigenti buttano cifre entusiasmanti, ma poi se bisogna pagare una quota alla federazione di appartenenza, in base al numero dei soci, l’elenco viene notevolmente ridimensionato.
In definitiva, l’Associazionismo potrebbe effettivamente essere una grande forza e una grande risorsa per il Sistema Italia, ma ha bisogno di un ripensamento, di un aggiornamento e di contarsi con precisione, quasi con pignoleria. E per farlo c’è un urgente bisogno di idee, di dirigenti nuovi di dibattito e di apertura. Di guardare in alto, come ha detto Porta, di guardare oltre i limiti delle proprie sedi. Di scendere dalle torri di avorio del prestigio del passato e delle presunte superiorità e di rinnovarlo con un atteggiamento nuovo, verso una comunità e una società che sono profondamente cambiate.
Altrimenti sono destinate a scomparire o, al massimo, a diventare pezzi per il museo dell’emigrazione, invece di essere protagoniste del futuro.
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