La Corte dei Conti promuove l’attività e la gestione degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Sono stati infatti resi pubblici i risultati dell’indagine condotta dalla Corte dei Conti stessa, risultati per i quali il sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale con delega alla Cultura, Mario Giro, ha espresso oggi la sua “viva soddisfazione”.
“Tale indagine”, spiega Giro, “che ha comportato un controllo a campione sui bilanci dei singoli Istituti, formula apprezzamento per le recenti iniziative di riorganizzazione degli IIC (89 nel 2014), mettendo in rilievo non solo la scarsità delle risorse attribuite alla rete (poco più di 12 milioni di euro nel 2014)” – pari allo 0,60 per cento degli stanziamenti complessivi di competenza del Maeci, ovvero di oltre 2 miliardi di euro – “ma anche gli aspetti di innovazione organizzativa”.
“Per tali aspetti innovativi, che vanno dalla dematerializzazione dei documenti contabili all’istituzione del Gruppo di lavoro consultivo per la promozione della cultura italiana”, il sottosegretario Giro dà “credito all’azione infaticabile e meritoria dell’ambasciatore Andrea Meloni, direttore generale della Direzione Generale per la promozione del Sistema Paese, che tra pochi giorni sarà collocato a riposo”.
All’ambasciatore Meloni, dunque, a nome suo e del Ministero degli Affari Esteri, Giro rivoge dunque “i sensi della più alta stima” ed il “sincero ringraziamento per questi risultati che così brillantemente chiudono una bellissima carriera al servizio del nostro Paese”.
La relazione su “L’attività degli istituti italiani di cultura all’estero (2011-2014)” della Corte dei Conti è stata ufficializzata il 10 dicembre 2015, ma resa pubblica solo nei giorni scorsi dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato.
È stata quest’ultima ad sottoporre “a verifica la gestione, nel periodo 2011-2013, delle risorse assegnate agli Istituti Italiani di Cultura all’estero, soffermandosi, in particolare, sui costi generali del personale e sull’opportunità, in presenza di ridotte risorse umane e finanziarie, di talune riorganizzazioni, che hanno peraltro portato alla chiusura di alcune sedi”.
“Con riferimento ai bilanci dei singoli istituti, analizzati a campione, la Corte”, si legge in una nota della stessa, “ha sottolineato, tra l’altro, con la necessità di adeguamento del sistema informativo, l’opportunità di un rafforzamento dell’attività di programmazione culturale e di una normativa dedicata per specifici settori, nonché dell’estensione della disciplina vincolistica interna”.
“La Sezione”, aggiunge la nota, “ha anche evidenziato una serie di altre esigenze, tra le quali quella della pubblicità della rendicontazione delle spese di rappresentanza, della previsione di procedure comparative di selezione per le iniziative culturali e della adozione di una disciplina specifica sulle sponsorizzazioni”.
Apprezzamento viene espresso dalla Corte dei conti verso “le risorse umane complessivamente impiegate”, cioè “82 unità a contratto con legge italiana e 253 unità a contratto con legge locale, oltre a 130 unità di ruolo”, che, si legge nella relazione “sono essenziali per il funzionamento degli istituti.
La Corte dei Conti definisce, più nel dettaglio, “apprezzabili in tale contesto le recenti iniziative di riorganizzazione che hanno, comunque, determinato la chiusura di alcune sedi: in considerazione della rilevanza delle spese fisse non è possibile, infatti, proporre agevolmente soluzioni diverse dalla soppressione o, preferibilmente, dall’accorpamento alle rappresentanze diplomatiche, strada comunque percorribile e in parte già seguita, ma non in grado di garantire la piena erogazione dei servizi, né di valorizzare adeguatamente le potenziali sinergie con altri enti di diffusione della cultura all’estero”.
Quanto alla “vigilanza”, la relazione riconosce “utili ed appropriate iniziative da parte della Direzione generale sistema Paese, la più rilevante delle quali è la dematerializzazione dei documenti contabili, in precedenza conservati in voluminosi faldoni cartacei, pienamente operativa dal marzo 2015. Indice di adeguata attenzione alle problematiche degli istituti sono, altresì, la predisposizione del decalogo per i direttori degli Istituti di cultura, i briefing e le riunioni di coordinamento per area geografica, i corsi di formazione per via telematica, le lettere di missione e la richiesta di relazioni periodiche ai direttori degli istituti”, come pure “la conferenza dei direttori degli Iic e la costituzione del Gruppo di lavoro consultivo per la promozione della cultura italiana”.
Per la Corte dei Conti “maggiore tempestività sarebbe, invece, opportuna nella relazione annuale al Parlamento sull’attività svolta per la diffusione della cultura italiana all’estero da parte del Maeci”.
La relazione contiene una disamina delle risorse finanziarie a disposizione degli Istituti e i risultati dei principali indicatori gestionali, desunti dai dati di bilancio ed extracontabili (risorse complessive, bilanci in disavanzo, ampiezza della autonomia finanziaria, dipendenza dalla dotazione Maeci, proventi da sponsorizzazioni, entrate per servizi, rilevanza dell’apporto dei corsi di lingua in gestione diretta e indiretta, costi di locazione, costi delle iniziative culturali).
Una specifica sezione è dedicata ai costi del personale ed ai relativi istituti previdenziali e assicurativi, dai quali la Corte dei Conti desume: “il progressivo riallineamento del personale a contratto, soggetto alla legge locale e alla legge italiana (ruolo ad esaurimento); il limitato ricorso alle nomine dei direttori cosiddetti “di chiara fama” e degli esperti, in relazione alle quali è peraltro auspicabile una puntuale motivazione delle esigenze sottese alle relative scelte; la rilevanza degli oneri aggiuntivi per l’indennità di servizio all’estero; l’opportuna modifica apportata alla disciplina delle spese di rappresentanza, che risultano finalmente allegate al bilancio, nonché l’utilità del ricorso al lavoro interinale, ove consentito dal Paese estero, per la maggiore flessibilità e i ridotti rischi di contenzioso”.
Particolare attenzione è rivolta all’analisi dei bilanci dei singoli istituti, analizzati a campione, tra “entrate” – pubbliche o derivate da sponsorizzazioni o ancora dai proventi dei corsi di lingua – e “spese” – locazione e manutenzione delle sedi, specie se di proprietà dello Stato italiano, personale e manifestazioni culturali –, per giungere infine ad una riflessione sulla possibilità di “consolidare i controlli sulle gestioni finanziarie e patrimoniali condotte in loco” attraverso una seria attività di “revisione”. Si tratta in quest’ultimo caso di una “specifica professionalità”, che richiede per la Corte dei Conti, ” non solo un’appropriata preparazione tecnico-contabile e giuridica, ma anche tecnico-aziendale, con connessa assunzione di responsabilità, così da offrire un utile contributo al raggiungimento della conformità della gestione economica e finanziaria di ciascun istituto ai principi della corretta amministrazione”.
L’intero documento è consultabile a questo link. (r.a.aise)
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