Appassionato del diritto, gustando un buon caffe, leggo tanti giornali online cercando gli articoli che parlano di diritto ed in modo particolare di sentenze nei più disparati campi.
Negli ultimi giorni su un quotidiano italiano che ha sempre riportato le notizie in modo oggettivo ed imparziale leggo di una sentenza emanata da un tribunale italiano di prima istanza. Sentenza questa, di cui vi dirò, che da uomo mi ha non solo fatto arricciare il naso ma addirittura inorridito.
Vero è che le sentenze, generalmente non si criticano ma si applicano. Detto questo vi sono dei limiti che il mio buon senso, che non pretendo assoluto, mi dice che non si devono superare.
Veniamo ai fatti alla base della sentenza: “un bidello di una scuola avrebbe palpato, per pochi secondi, i glutei di una studentessa che stava salendo le scale”.
Beh, qui entriamo nel campo delle molestie sessuali nell’ambito delle quali il palpeggiamento è un reato punito da quasi tutti i codici penali di questo mondo.
Palpeggiare secondo la Treccani significa “accarezzare, toccare il corpo di una persona, e soprattutto alcune sue parti erogene, per provocare o provare eccitamento sessuale”. La definizione che precede, come giusto che sia, non fa nessun riferimento all’elemento temporale (secondi, minuti, ore)
Udite udite cari lettori, I giudici del tribunale italiano in questione hanno assolto il bidello con la seguente motivazione: la palpata breve, non è reato. Il fatto insomma non sussiste perché non ci sarebbe stata intenzione da parte del bidello di molestare la ragazza.
Non esiste, proprio non ci siamo. Apparentemente non è stato un caso di toccamenti dovuti ad esempio alla calca di persone che stavano salendo le scale ma semplicemente, scusate l’espressione “una palpata di pochi secondi”. E quindi?
E quindi niente,”tout vas tres bien madame la marquise”, non è successo nulla.
Permettetemi di indignarmi dinanzi ad un ennesimo sfregio della donna. Non va bene, non possiamo, arrivare a giustificare l’ingiustificabile. La donna si rispetta e la donna non si palpeggia. Punto.
Questo episodio mi ha riportato al periodo in cui insegnavo diritto del lavoro a dei futuri esercenti. Il programma del corso, come giusto che fosse, prevedeva anche un accenno alle molestie sessuali sul posto di lavoro (frasi inappropriate, palpeggiamento, ecc…). In occasione di uno dei tanti corsi quando mi sono permesso di dire ai miei allievi che sul posto di lavoro le molestie sessuali sia verbali come fisiche non esistono, una parte della classe (tutti uomini, inutile specificarlo), ha dimostrato un certo risentimento verso queste mie parole concretizzatosi poi con l’esclamazione di uno degli alunni che testualmente mi ha detto: mah avvocato!!, nemmeno la pacca sul sedere della cameriera!!!!” No! ragazzi, nemmeno quella, ma cosa siete? Degli uomini delle caverne che trattate le donne a suon di clavate sulla testa come spesso vediamo su delle vignette che riproducono la scena. Siete degli essere umani e non degli animali. Il corpo di una donna, qualsiasi sua parte, bello o brutto che sia, si rispetta e non si tocca.
Spero solo che questa assurda sentenza venga cassata da una corte di rango superiore e che la chiesa ritorni al centro del villaggio.
Vero che come esseri umani non la pensiamo tutti allo stesso modo ma comunque nel nostro DNA ci sono dei geni che fanno si che la maggior parte della popolazione maschile sappia riconoscere quello che si può fare da quello che invece deve essere evitato. Insomma quella vocina interiore, legata al comun buon senso che ti fa dire, si è un bel sedere ma niente di più. Sdoganare il palpeggiamento breve come un atto irrilevante dal profilo penale è pericolo e soprattutto, come già indicato in precedenza, avvilente per il gentil sesso.
Volete dimostrare il vostro apprezzamento nei confronti di una donna, fermatevi a parlare con lei, con le parole, quelle giuste neh, ditele quello che risentite, dedicatele una canzone o una poesia, ma non palpatele, anche solo per pochi secondi, il sedere!! Non siete dei trogloditi!!!
Scusate lo sfogo, ma leggere quanto l’essere umano può essere stupido ed ignorante, mi indigna e non poco.
Di Avv. Mauro Trentini
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