La Società Dante Alighieri Cantone Svitto ha fortemente voluto organizzare una videoconferenza con lo scopo di sensibilizzare i giovani studenti dei Corsi di Lingua e Cultura, delle scuole italiane a Zurigo in Svizzera e la comunità italiana sui terribili avvenimenti che coinvolsero durante il nazismo e fascismo non solo la comunità ebraica, ma anche quella degli omosessuali, degli zingari, dissidenti politici e di molti altri emarginati e che segnarono duramente la realtà di quel tempo e l’intera società civile europea.
La testimonianza della Sig.ra Edith Bruck, una delle poche testimoni dirette ancora viventi di quella tragedia, ha richiamato alla memoria una delle pagine più scure e orribili della nostra storia: la propaganda fascista e nazista, le leggi razziali, la Shoah. Le sue parole molto coinvolgenti hanno emozionato tutti i presenti nelle due sale (Wilen b. Wollerau e Zurigo) oltre a coloro collegati da remoto, catturando tutti, specialmente i ragazzi, per i quali la sua testimonianza è stata una preziosa occasione per conoscere, capire e tenere in memoria il dramma dell’Olocausto.
Edith Bruck ha raccontato la sua vita dalla sua infanzia fino al suo arrivo in Italia, ripercorrendo i momenti più tragici della sua terribile esperienza in ogni dettaglio: la vita nel suo paese in Ungheria, il ghetto, la deportazione nei campi di concentramento, prima quello di Auschwitz, poi Dachau e infine BergenBelsen, dove viene poi liberata dagli alleati insieme alla sorella alla fine della guerra.
Tutti i momenti del suo racconto sono stati commoventi, come per esempio il riferimento al pane perduto (come il titolo del suo ultimo libro) che sua madre aveva preparato nel forno proprio il giorno in cui vennero a prelevarli a casa i fascisti ungheresi e che non trovo’ mai cottura. Oppure, di come i deportati venissero privati di ogni forma di identità, a partire dalla sostituzione del loro nome con un numero impresso sul loro braccio; delle pessime condizioni dei prigionieri, che mangiavano persino l’erba, a causa della scarsezza di cibo.
Concludendo Edith Bruck, ha ricordato il momento della liberazione da parte degli americani, dichiarando che, inizialmente, sia lei che gli altri sopravvissuti non provarono immediata felicità, ma erano confusi e increduli ed è proprio di fronte agli americani, quando lei e gli altri dovettero spogliarsi per essere visitati e indossare nuovi vestiti, Edith sostiene che per la prima volta provò vergogna, al contrario di come avveniva nei campi di concentramento.
Per tutti i ragazzi presenti, ma anche per tutto il pubblico, questo incontro è stato molto significativo, ma soprattutto formativo. Un momento della loro vita che si spera porteranno sempre nel cuore e non dimenticheranno mai. Questo era infatti lo scopo principale di questa videoconferenza.
La storia insegna a non commettere più gli stessi errori e la memoria secondo Edith Bruck dovrebbe essere vita per tutti. Il passato non si può cancellare perché è il nostro presente, il nostro futuro.
Piu notizie
L’11 giugno su RSI LA2 il documentario “Il sergente dell’Altopiano. La storia di Mario Rigoni Stern”
La collezione degli Uffizi si arrichisce di una preziosa opera
Al via la quinta edizione di “Vivo d’Arte”