Giornata della donna – Presidente Mattarella: strada per parità ancora lunga e difficile

Nel corso della celebrazione della Giornata internazionale della Donna al Quirinale, il presidente Mattarella, accanto alla premier Meloni, torna a parlare dei progressi fatti, ma anche delle lacune da colmare in tema di parità di genere.

In questi decenni la Repubblica Italiana ha fatto enormi progressi. Sul piano legislativo e su quello della diffusione di una cultura della parità. Tra le istituzioni e nella società. Abbiamo in carica la prima donna alla guida del Governo, presidente del Consiglio, nuovamente una donna alla presidenza della Corte costituzionale, per la prima volta una donna al vertice della magistratura. Ma certe mentalità, e soprattutto certe consuetudini errate e profondamente dannose, sono ancora presenti”, ha affermato il Capo dello Stato.

Per Mattarella “occorre un impegno ulteriore delle istituzioni, della comunità civile, delle donne e degli uomini, insieme, per rimuovere ostacoli, confutare pregiudizi, operando con azioni concrete, contrastando con forza le inaccettabili violenze e i femminicidi, che sono crimini gravissimi da sanzionare con il massimo di severità”.

“L’8 marzo non è – come a volte si sente ripetere – la festa della donna, o delle donne, ma un’occasione, preziosa, per fare il punto sulla condizione femminile nel nostro Paese, in Europa e nel mondo”, ha proseguito il presidente della Repubblica.

Mattarella ha premesso: “Sono benvenute le donne presenti, oggi, al Quirinale in rappresentanza di tutto il genere femminile” e ha augurato un buon 8 marzo a tutte le donne, in Italia e nel mondo. Ha poi continuato: “La strada per il raggiungimento di una parità effettiva, costituita con pienezza da diritti e da opportunità” è “ancora lunga e presenta tuttora difficoltà. Ma vi si aggiunge la certezza che questa strada va percorsa con il massimo di determinazione e di rapidità. Perché dalla condizione generale della donna, in ogni parte del mondo, dipende la qualità della vita e il futuro stesso di ogni società”.

“Stereotipi e pregiudizi sono determinati tutti da un unico elemento: la paura nei confronti della donna, del suo essere differente nel corpo e nella sensibilità, della sua intelligenza, della sua voce, della sua indipendenza”, ha sottolineato. Nel corso del suo intervento alla cerimonia che si è svolta al Quirinale per la Festa della donna. “La misoginia è all’origine di tutte le discriminazioni che, nei secoli fino a oggi, si sono manifestate, a ogni latitudine, contro le donne. Nessun Paese ne è stato immune; nessuna epoca storica”, ha aggiunto il capo dello Stato.

Al Quirinale la cerimonia ha avuto come protagoniste le vicende delle donne iraniane e afghane che protestano per le violenze a cui vengono sottoposte, hanno raccontato la loro vicenda e la situazione in cui si trovano le donne nei loro paesi, l’iraniana Pegah Tashakkori e l’afghana Frozan Nawabi.

“Per la paura della libertà che è paura delle donne, della loro determinazione la repressione di regimi autoritari si abbatte con ottuso furore sulle legittime proteste”, ha ricordato il capo dello Stato ribadendo che “si condanna da sé uno Stato che respinge e uccide i propri figli. Insieme a loro, la repressione uccide il proprio futuro. Non possiamo oggi prevedere gli sviluppi di queste rivolte. Ma sappiamo già che il seme della libertà, il seme gettato dalle giovani donne ha una forza irresistibile”.

“Ringrazio Pegah Tashakkori e Frozan Nawabi. Desidero dir loro che l’Italia che le ha accolte condivide e incoraggia il loro impegno. E che farà di tutto, nelle sedi internazionali, per sostenere le donne che esigono qualità di vita e libertà. E’ una lotta, la vostra, che è iniziata -in Iran e in Afghanistan- per la libertà e il diritto delle donne all’eguaglianza. Ma che -come spesso accade- la generosità e la lungimiranza delle donne ne ampliano il significato che diventa resistenza, protesta e appello per l’affermazione dei diritti e delle libertà di tutti, senza distinzioni”, ha affermato. “Non possiamo rimanere estranei al loro grido di libertà. Alla loro lotta per le libertà fondamentali”, è l’invito rivolto dal Presidente della Repubblica.

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