Non ci crediamo ancora. Non vogliamo ancora realizzare che con la sua dipartita, non solo si chiude un grandissimo capitolo di Storia profonda. La sua scomparsa ci tocca da vicino. Queen Elisabetta II era in qualche modo la nonna di tutti. Quella nonna che si presta al gioco e si lancia simbolicamente dall’elicottero di James Bond. Quella nonna che si sveste da ogni ufficialità e in pubblico si commuove a sentirsi chiamare „Mumy“, da suo figlio Charles, attuale successore al trono.
Elisabetta II, donna minuta, ma di una grandezza di savoir faire senza eguali, ha saputo conciliare il suo ruolo da Regina, da mediatrice con il mondo politico con quello di donna, moglie, mamma, nonna e bisnonna.
L’influenza della regina Elisabetta II, nei suoi 70 anni di regno, è innegabile. Figura pop che ha attraversato i due secoli, è presto diventata protagonista indiscussa di tanti testi musicali. Dediche, critiche o semplici citazioni: Elisabetta II ha saputo far parlare di sé anche nella musica. Sono tanti i gruppi e i cantanti che hanno riempito le loro canzoni di riferimenti precisi rivolti a lei. Dai Beatles agli Smiths, passando per i Sex Pistols, anche il nostro Claudio Baglioni la citano nelle loro canzoni. Ripercorriamo alcune canzoni che comporrebbero una playlist dedicata alla memoria della regina più longeva, più amata e più discussa.
Il 26 settembre 1969 I Beatles pubblicano il celebre “Abbey Road”. Nel lato B, la chiusura con “Her Majesty”. 28 secondi in cui la regina viene elogiata, seppur senza mai essere citata. “Sua maestà- si legge nel testo- è una ragazza carina”. Poi continua: “Voglio dirle che la amo molto ma dovrei prima riempirmi lo stomaco di vino”. E infine conclude: “Un giorno la farò mia”.
Nel 2002 Paul McCartney ha cantato la canzone davanti a Elisabetta, in occasione del 50esimo anniversario di regno.
Nel 1973 Claudio Baglioni lancia una canzone che si intitola “Viva l’Inghilterra”. Nel testo, Baglioni parla di un incontro con una ragazza inglese che punta a conquistare. E, alla fine del pezzo, canta: “Ho sbagliato qualche cosa? Boh. Forse un pelo di etichetta, ma non era la regina Elisabetta”.
I Sex Pistols criticano Elisabetta II in “God save the Queen”, brano pubblicato nel 1977. Stesso titolo dell’inno nazionale, ma ben altre le intenzioni. Il gruppo si riferisce alla monarchia come un regime fascista che ha una sovrana per loro “non umana”.
1986: The Housemartins pubblicano “Flag Day”. Il brano contesta alla regina di avere una mano in troppi portafogli e non sul cuore. Il commento è riferito alla quota, in forma di tassa, che gli inglesi pagano per sostenere la Monarchia. Altra critica arriva lo stesso anno con i The Smiths, che pubblicano la title track “The Queen is dead”. Il testo, cantato da Morrisey, è apertamente contro la monarchia e il ruolo di Elisabetta II.
Lloyd Webber il maestro dei musical ha riconosciuto apertamente alla sovrana che la sua „vita è uno spettacolo senza eguali“.
A noi piace dare l’estremo saluto a lei, alla Queen per eccellenza, con l’orsacchiotto Paddington e con la sua frase che racchiude 70 anni di Storia, e che nella tristezza ci allegerisce:
„Thank You Ma’am, For Everything.“
Di Graziella Putrino
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