Nel viaggio del ministro delle Riforme, oltre all’Argentina, ci sarà anche la visita alle comunità italiane di Uruguay e Brasile.
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Di Mimmo Porpiglia per “Gente d’Italia“
Eccola qua, “la ministra”. 15 ore di volo infernali, da Roma a Buenos Aires, accompagnata dal fido Fabio Porta, presidente del Comitato per gli italiani nel mondo, in questo giro sudamericano tra Argentina, Uruguay e Brasile. 40mila chilometri in tre giorni… Perché? “La visita a Montevideo rappresenta una tappa importante del viaggio istituzionale in Sudamerica – spiega sorridendo – poiché è la prima volta dopo diversi anni che un ministro italiano torna in Uruguay.
“L’obiettivo è rafforzare i buoni rapporti di amicizia tra i nostri Paesi anche in considerazione della numerosa comunità di italiani che vive in Uruguay. Durante gli incontri con i rappresentanti delle istituzioni, presenteremo il progetto di ampie riforme che l’Italia ha realizzato negli ultimi 30 mesi: dalla riforma del mercato del lavoro, a quella della pubblica amministrazione, dal sistema educativo alla riduzione delle tasse, dal volontariato alla riforma costituzionale. In particolare, penso che sia importante, a poche settimane dal referendum, cercare di illustrare le ragioni di questa riforma e come cambierà il nostro Paese.
Soprattutto sono contenta di incontrare tanti italiani e italiane che vivono qui per discutere con loro di come stiamo provando a rendere l’Italia un paese più semplice, più moderno. Penso che sia importante anche ascoltare la voce, le idee di chi vive lontano ma resta legato all’Italia e, insieme, può aiutarci a scrivere una nuova pagina della nostra storia”.
Hanno scritto e scrivono sempre bene di lei. Anche i “nemici”. Come mai? Trentacinque anni, un ministero, una biografia all’attivo (Una tosta , di Alberto Ferrarese e Silvia Ognibene, ed. Giunti). Sempre prima della classe, dalle elementari all’università mai una parolaccia, mai una sigaretta, “in motorino aveva sempre il casco e a Laterina non se lo metteva nemmeno il prete!” assicura un’amica. Chierichetta, Madonna nel presepe vivente di Laterina, insegnante di catechismo e volontaria al bar della parrocchia: praticamente la biografia di una santa, hanno scritto di lei.
Non vi basta? E allora ecco cosa dicono e hanno riportato di lei: da secchiona di paese a ministro, di fatto numero due del premier. Una carriera fulminante per “la Mari”, nomignolo della giovinezza in quel di Laterina, campagna di Arezzo.
All’inizio, giovanissima praticante nel più prestigioso studio legale di Firenze, dove conosce anche l’attuale tesoriere Pd Bonifazi («suo ex fidanzato»), lo studio del civilista Umberto Tombari, vicepresidente dell’Acri, l’associazione delle Fondazioni bancarie, nominato in passato da Renzi presidente della partecipata “Firenze mobilità”. È la porta che introduce la giovane Boschi nella galassia di Renzi, lei che alle primarie del Pd nel 2009 aveva lavorato al comitato elettorale non di Renzi, ma del dalemiano Michele Ventura…
Ma Renzi non la rottama, anzi: la nomina prima nel cda di Publiacqua e poi la sceglie come sua frontwoman, dalla Leopolda alla sfida con Bersani, fino a portarsela con sé al governo.
Lì, da ministro per i rapporti col Parlamento, si è ritagliata un ruolo centrale, “ha accentrato tutto, tutto passa dal suo ufficio prima di approdare in aula”.
Dicono di lei: “Quando c’è una trattativa complessa, come quella sul Senato, vince per sfinimento, “con riunioni fiume una dietro l’altra”. “Pugno di ferro in guanto di velluto”, riassumono gli autori.
E direttamente lei, la Boschi superstar, ha raccontato di sé nel suo libro “Donne d’Italia”.
“Io non sono potente. Sono soltanto una persona che cerca di lavorare molto. Seguo tanti tavoli, dentro questo ministero e fuori, Ma io non gestisco niente, a parte il mio lavoro. Il potere è un’altra cosa”. Riprendiamo la chiacchierata: Ministro, perché, secondo lei, il referendum sulla riforma costituzionale é così importante per l’Italia?
“Il referendum sulla riforma costituzionale è determinante. Solo gli italiani con il loro voto, tra qualche settimana, potranno decidere se la riforma votata dal Parlamento, dopo due anni di lavoro, diventerà realtà o resterà un’altra occasione persa per rendere l’Italia più stabile, più forte e più efficiente. Noi abbiamo presentato una riforma coraggiosa che, dopo 30 anni di dibattito nel nostro paese, finalmente riesce a superare alcuni limiti del nostro sistema e avvicinarci alle altre democrazie, senza però toccare in alcun modo i principi fondamentali, i valori, nei quali tutto il popolo italiano si riconosce ovunque viva nel mondo e che sono sanciti dalla prima parte della nostra Costituzione, che non viene cambiata di una virgola”.
Sono in tanti ad essere orientati a votare no: li convinca a cambiare parere, ecco, li illumini, cosa cambierebbe per l’Italia con la vittoria del Sì?
“Con la vittoria del sì supereremo l’attuale sistema bicamerale paritario, cioè non occorrerà più il ‘ping pong’ di una stessa legge tra i due rami del Parlamento, ma sarà la Camera ad avere l’ultima parola. Vuol dire tempi certi e più rapidi per assumere le decisioni in Parlamento e, quindi, rispondere, ai bisogni dei cittadini in modo più efficiente. Con il sì al referendum diminuiamo di un terzo il numero dei parlamentari che passano da 945 a 630. Con la vittoria del sì riduciamo di 500 milioni i costi della politica. Con la vittoria del sì aboliamo le province e il Cnel. Con la vittoria del sì, finalmente si chiariscono le competenze dello Stato e delle Regioni, superando l’attuale confusione e si riducono alcuni poteri delle Regioni. Le pare poco? Comunque tutti sono liberi di votare come credono, ma vedrà, alla fine si convinceranno che la nostra è una proposta essenziale per l’Italia e gli italiani…”.
E perché é importante il voto degli italiani all’estero? Cosa cambierebbe, in meglio, – sempre per gli italiani nel mondo – con la vittoria del si?
“Il voto degli italiani all’estero è molto importante perché rappresentano circa il 10% dell’elettorato totale. Ma non è solo un problema di numeri. Credo che una riforma così importante per il nostro Paese debba essere una scelta che tutti noi italiani facciamo insieme, a prescindere dalla città in cui viviamo, che sia in Italia, in Francia o in Uruguay. Non possiamo essere spettatori, ma dobbiamo essere protagonisti di questo cambiamento. Dopo il referendum in UK, abbiamo tutti sentito le parole di molti cittadini brittanici che si pentivano di non aver partecipato al voto perché non avevano capito quanto fosse importante. Ecco, mi auguro che questo non avvenga in Italia, e fuori dall’Italia. Spero che tutti si avvicinino a questo appuntamento consapevoli della responsabilità bellissima che abbiamo nelle nostre mani e informati. Per fortuna, anche all’estero stanno nascendo spontaneamente molti comitati di cittadini che si stanno impegnando per spiegare le ragioni della riforma. È bello vedere come ci si senta tutti italiani e tutti partecipi di questa scelta. Del resto, un’Italia più stabile, più semplice, che funziona meglio, funziona meglio anche per gli italiani che vivono all’estero e che, spero, possano essere ancora più orgogliosi del loro Paese”.
Il suo curriculum non é normale per le ragazze della sua età: prima della classe dalle elementari all’università, insegnante di catechismo, avvocato, ministro, e poi…: il ruolo della donna in politica, come è cambiato negli ultimi anni?
“Sicuramente, in Italia, il ruolo delle donne in politica è cambiato molto in questi ultimi 30 mesi grazie al grande investimento che il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha voluto fare sulle competenze femminili. Il nostro Governo è stato il primo nella storia italiana a nascere con metà uomini e metà donne. Molte donne hanno avuto ruoli chiave nel Governo: per la prima volta una donna guida il Ministero della Difesa. Ma la scelta di puntare su donne non si è limitata ai Ministeri. Con il nostro Governo, molte donne capaci e competenti sono state chiamate a guidare le principali aziende pubbliche e a rivestire ruoli di primo piano nella Pubblica Amministrazione. Più donne in politica cambiano l’agenda, ma soprattutto creano un esempio virtuoso anche per il privato. E chissà che presto, per la prima volta, non ci sia una donna a guidare gli USA”.
Grazie Ministro, ci vediamo domani in redazione.
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