Semplificare le procedure di accertamento dell’esistenza in vita dei pensionati

Per i pensionati italiani all’estero ogni anno si rinnovano l’ansia e il fastidio della certificazione dell’esistenza in vita, da inviare alla City Bank (la banca erogatrice di cui l’INPS si serve) a distanza di alcuni mesi dall’invio da parte della stessa banca del modulo di certificazione, pena la sospensione dell’assegno mensile. Con tutte le conseguenze che si possono immaginare.

Beninteso, l’INPS fa bene a fare le sue verifiche per evitare di continuare a trasferire somme, sia pure talvolta irrisorie, anche dopo la scomparsa del pensionato, somme che poi diventano non meno complicati e dolorosi recuperi di indebiti a carico dei parenti. Lo stesso ente, per altro, ha annunciato che attraverso i suoi riscontri è riuscito a fare chiarezza su circa 24.000 situazioni, che su 370.000 titolari di pensioni all’estero non sono proprio un’inezia.

Il problema vero, tuttavia, è la periodicità e le modalità richieste per le verifiche. La certificazione, infatti, è richiesta annualmente, sicché il pensionato spesso è costretto a fare gli stessi, faticosi passi a distanza di pochi mesi. Le modalità sono diverse: un’autocertificazione sottoscritta davanti a “testimoni attendibili”, vale a dire ad autorità italiane ed estere indicate dallo stesso ente previdenziale oppure l’attestazione della riscossione avvenuta di persona presso sportelli di un operatore locale.

Poiché l’autentica della firma dai nostri connazionali viene fatta presso gli uffici consolari, dopo la chiusura di numerosi consolati e la diminuzione della dotazione di personale è facile immaginare quale sia il disagio, soprattutto dei pensionati avanti con l’età e in precarie condizioni di salute, nell’adempiere a tale compito. Senza contare le situazioni in cui il consolato è ubicato a notevole distanza dalla residenza degli interessati. Non è raro il caso di pensionati che, per non aver fatto in tempo a inviare la documentazione nei tempi richiesti, si son visti sospendere l’assegno, spesso unica fonte di sopravvivenza.

Per questo insieme di ragioni ho interrogato i Ministri del lavoro e degli esteri affinché intervengano al più presto in questa situazione. A quello del Lavoro ho chiesto di sollecitare l’INPS ad adottare forme di accertamento più diluite nel tempo e che non costringano i pensionati a spostamenti fisici impegnativi, in modo che per loro le pur necessarie verifiche non comportino un disagio crescente e sempre meno sostenibile con l’avanzare dell’età. Al Ministro degli esteri ho chiesto di dare disposizioni affinché gli uffici consolari predispongano servizi decentrati e più veloci per le autenticazioni delle sottoscrizioni delle dichiarazioni di esistenza in vita dei pensionati, coinvolgendo pienamente anche i corrispondenti consolari, in modo da ridurre sensibilmente le difficoltà legate all’operazione.

Ho fatto questo con la serena coscienza di dover manifestare una posizione di solidarietà verso persone in avanti con l’età e con crescenti problemi e, ad un tempo, il profondo rispetto che si deve a persone che con il loro lavoro e la loro vita hanno dato un aiuto importante al nostro paese quando ce n’è stato bisogno e ai paesi di insediamento per il loro sviluppo.

On. Gianni Farina

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