L’ECO è al suo 56emo anno di vita, un altro anno di lotte per continuare ad informare. In Svizzera sono poche le testate che sono riuscite a sopravvivere. L’ECO è, appunto, una di queste.
Editare un settimanale all’estero è un’impresa molto costosa: redattori, grafici, personale amministrativo, tipografia, carta, distribuzione, ricerca di pubblicità che, di questi tempi, non è assolutamente cosa facile.
Ci rendiamo conto che, con i tanti gravi problemi che attanagliano la nostra Italia, non possiamo pretendere che ci si accorga di come la chiusura di un giornale italiano all’estero rappresenti la perdita di un pezzo del Sistema Italia.
È come se sentissi già l’obiezione: ma ci sono sul web ottimi siti di informazione che svolgono lo stesso “servizio” dei giornali. Sì, è vero, ma un giornale è un’opera collettiva per realizzare la quale occorrono professionalità diverse, dove collaborano sensibilità diverse, dove è importante non solo ciò che c’è scritto in un singolo pezzo, ma anche dove quell’articolo è stato posizionato in una pagina, che importanza gli viene data all’interno di un’impaginazione che ha un suo senso ed una sua logica. Ogni articolo è importante non solo per sé stesso, ma come parte di un tutto molto più grande.
L’informazione, specialmente su internet, è vastissima, e da questo punto di vista è un’ ottima cosa per poter ampliare sempre di più il proprio ventaglio di conoscenza. Ma d’altro canto, questa strana overdose di notizie – spesso contrastanti – crea anche molta confusione. Non sempre è un bene perchè grazie all’informazione libera e agli algoritmi si tende a leggere solamente ciò che rispecchia il proprio pensiero, annientando qualunque possibilità di contraddittorio.
Alcune ricerche hanno dimostrato che il 94% degli utenti, sul web, legge solo i titoli, il 74% cerca soltanto ciò che gli interessa.
Le notizie su carta stampata sono uno strumento di formazione di un pensiero critico per aprire la mente e avere maggiori strumenti per interpretare la realtà con punti di osservazione diversi.
Penso che i giornali italiani all’estero, proprio per quanto già detto, abbiano un ruolo fondamentale all’interno della comunità, perché veicolano informazioni che tengono aggiornati i connazionali sui temi che riguardano il paese ospitante, sulle questioni che riguadano l’Italia soprattutto in momenti importanti del panorama politico italiano (penso, ad esempio, al recente referendum sulla giustizia) e quelle che riguardano gli iscritti all’AIRE (ad esempio per il rinnovo degli organi di rappresentanza). Rappresentano una fonte di orientamento, forniscono ai lettori informazioni affidabili e permettono di verificare e smentire le notizie false.
Sono fondamentali non solo per dare notizie ai più anziani, ma per la perpetuazione della nostra lingua, della nostra cultura, il nostro modo di pensare, la nostra storia e le nostre tradizioni alle seconde e terze generazioni (e agli amanti dell’italianità).
I giornali, per gli italiani all’estero, hanno un ruolo irrinunciabile e costituiscono un punto di riferimento e, allo stesso tempo, un contatto duraturo con la madrepatria. Non hanno soltanto il compito di informare, di divertire e di distrarre, ma hanno anche una funzione sociale. Offrono cioè argomenti per scambi e conversazioni e, con un forte rapporto con le comunità, rendono più saldo il sistema informativo del nostro paese. Un buon giornale può anche svolgere un’importante funzione di socializzazione, per favorire lo scambio delle idee, l’incontro, le relazioni umane.
Premettendo che il Web è una via divulgativa importantissima in connubio con la nostra attività giornalistica tradizionale (e questo vale anche per tutti gli altri social, radio e tv comprese), certamente il settore dovrà completamente ripensarsi grazie ad una vera e intelligente integrazione fra le varie piattaforme, in cui il perdurante prestigio delle testate può costituire un valore aggiunto, da giocare per rafforzare le specifiche vocazioni.
Appare sempre più evidente quanto il sostegno dei media sia imprescindibile per finanziare un giornalismo di qualità. Considerare la stampa italiana all’estero stampa di serie B è un vero peccato.
Analizzare la situazione, studiare il problema e vedere se ci sono possibili soluzioni occorrerebbe farlo insieme a chi è delegato per le nostre istanze.
Maria Bernasconi
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