Lui si schermisce: “Non mi aspettavo tutte queste richieste”. Ma il successo delle mascherine realizzate da Andrea Tira, tappezziere 52enne di Ortonovo (La Spezia) è più che meritato. Con l’emergenza Coronavirus, quelle vendute nelle farmacie sono diventate introvabili e così Andrea si è rimboccato le maniche e ha deciso di riconvertire la sua azienda ‘La Nuova Tappezzeria’ nella produzione di mascherine chirurgiche.
“L’idea è nata per caso – racconta Andrea Tira all’Adnkronos – perché come tutti avevo difficoltà a trovare mascherine. Leggevo in continuazione di gente che faceva fatica a reperirle e quelle fatte in casa che vedevo in giro erano davvero improponibili”. Così, un giorno, mentre è a pranzo con la sua compagna, lei gli dà un suggerimento. “Perché non le fai tu? Poi le regaliamo”. E così dopo aver provato con dei pezzi di tessuto servendosi di alcuni tutorial su internet, in pochi giorni Andrea passa dalle tende alle protezioni per naso e bocca.
“Inizialmente ho cercato il tnt (il tessuto non tessuto usato per le mascherine chirurgiche, ndr) ma era introvabile e così, dopo aver saputo che si potevano realizzare anche con la pelle d’uovo, un tessuto in mussola di cotone molto leggero ma al tempo stesso resistente, impermeabile e traspirante, tramite dei fornitori sono riuscito a trovarlo”. Il gioco è fatto. Con un post su Facebook la voce si sparge rapidamente e le mascherine iniziano ad andare a ruba.
“Questo successo è stato inaspettato – racconta ancora Andrea – non avrei mai che potessero avere un simile riscontro, dopo un’ora che avevo pubblicato il post avevamo già 300 richieste”. Le serrande della tappezzeria restano abbassate, come decreto impone. Ma Andrea, con l’aiuto di 5-6 sarte della zona, lavora giorno e notte. “Riusciamo a produrne un centinaio al giorno ma siamo sommersi dalle richieste – spiega -. La lista d’attesa è di circa una settimana, non riusciamo a stare dietro alle richieste, la gente viene addirittura a bussarci alla porta e non possiamo aprire”.
Quelle realizzate da Andrea non sono mascherine certificate ma non per questo meno ricercate. Al contrario. “Sono artigianali, ovviamente – rimarca – ma comunque diamo il nostro contributo. Ci hanno chiamati addirittura dal 118, i carabinieri della nostra stazione e quelli del paese vicino. Tutti sono consapevoli che non sono mascherine certificate ma ci hanno detto che in tempi di guerra non si guarda la certificazione”. Inoltre, non sono usa e getta ma si possono lavare in lavatrice o pulire con l’alcol e sono stirabili. “Sulle mascherine non c’è logo e sono tutte uguali nelle dimensioni” precisa il tappezziere. Una richiesta un po’ particolare, però, c’è stata: “Ce ne hanno chieste due per dei gemelli di 9 mesi – ammette – e le abbiamo fatte piccolissime”.
Il gesto di Andrea è “un gesto di cuore, nato un po’ per gioco. Le distribuiamo gratuitamente e anche se molta gente vuole pagarci, non accettiamo nulla in cambio”. Un benefattore però c’è stato. Dopo aver finito il materiale, un signore della zona si è premurato di dare loro un contributo per acquistarne subito dell’altro. “Non me lo sarei mai aspettato, sono rimasto stupito dalla generosità delle persone – confessa – siccome non chiediamo nulla, la gente poi finisce per riempirci di uova, bottiglie di vino, fiori. E’ molto gratificante e commovente“.(AdnKronos)
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