La Camera ha dato l’ok al disegno di legge costituzionale per il taglio dei parlamentari. Anche degli eletti all’estero! I deputati passeranno da 12 a 8 e i senatori da 6 a 4, con l’accorpamento del Collegio del Nord America con quello Oceania-Africa. La riforma è passata senza modifiche rispetto al testo giunto dal Senato, perciò, nelle ultime due letture conformi previste dalla Costituzione per le modifiche della Carta, si potrà solo approvarla o respingerla in blocco.
La legge tornerà al Senato tra tre mesi per un’ulteriore lettura, ma se non si vogliono allungare i tempi, non potrà essere modificata.
Martedì 2 luglio scorso, in occasione dell’Assemblea Plenaria che si è tenuta dal 1 al 5 luglio, il Consiglio Generale degli italiani all’estero ha partecipato ai lavori della III Commissione Affari Esteri ed emigrazione, presieduta dal Senatore Petrocelli (il disegno di legge in questione porta la sua firma), presso l’Aula della Commissione Difesa del Senato, rinnovando la sua contrarietà al taglio degli eletti all’estero e spiegandone le ragioni.
Il Senatore Petrocelli (M5S), intepellato sulla questione, ha replicato con un secco, irrevocabile: “che vi piaccia o meno, il taglio dei parlamentari ci sarà e riguarda anche i deputati eletti all’estero”.
Inoltre, il Presidente della III Commissione del Senato, ha ribadito che non vi è alcuna necessità di costituire, come negli anni passati, il Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero dal momento che un’indagine conoscitiva sulle condizioni e le esigenze delle comunità degli italiani nel mondo verrà avviata dalla Commissione Affari Esteri del Senato guidata da lui stesso.
Tenuto conto di quanto sopra, ritengo che la legge sulla riduzione dei parlamentari sarà definitivamente approvata, per contro non so quali saranno le risultanze dell’indagine conoscitiva e quale uso ne farà il Governo.
Ora, riflettendo su quanto sopra descritto, mi sorgono spontanee alcune domande che, credo, siano condivise da tutti i deputati eletti all’estero e da molti dei colleghi Consiglieri del CGIE, così come da molti connazionali fuori Patria:
- come potranno i 12 parlamentari eletti all’estero rappresentare oltre 5 milioni di italiani iscritti all’Aire?
- Riducendo la rappresentanza all’estero ad una manciatina di parlamentari (taglio fortemente lesivo dei diritti di rappresentaza degli italiani residenti fuori dall’Italia), non significa forse volerla ucciderla?
- Non sarebbe meglio, a questo punto, abolire definitivamente la Circoscrizione estero?
- Che ruolo ha il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero se sarà il Senato ad intraprendere un’indagine conoscitiva circa le condizioni e le esigenze di chi vive all’estero? Non è forse il CGIE quell’organismo preposto a rappresentare gli italiani all’estero ed essenziale per il loro collegamento permanente con l’Italia e le sue istituzioni?
Sono convinta che da parte dell’attuale Governo vi sia una precisa volontà di abolire la circoscrizione estero e di delegittimare altri organismi di rappresentanza come, ad esempio, il CGIE. Oltretutto, in mancanza dei fondi necessari per espletare le sue attività (fondi che sono stati ridotti), il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero potrebbe giungere alla sua “naturale estinzione”.
La strategia del Governo mi è dunque chiara, la domanda che mi pongo è se chi ci governa abbia davvero capito quale sia l’effetto finale di questo, catastrofico, disegno.
Maria Bernasconi
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