Giacobbe (Pd) – Nulla per gli italiani all’estero tranne traglio degli eletti

Da questo governo finora ci sono stati soltanto “slogan” e questo vale anche per gli italiani all’estero: erano state fatte delle promesse ma finora c’è stato soltanto il taglio degli eletti. Lo afferma, in un’intervista ad Askanews, il senatore del Pd eletto nella circoscrizione Africa, Asia, Oceania, Antartide, Francesco Giacobbe.

Quali sono le domande principali che arrivano dalle comunità degli italiani all’estero? “Le nostre comunità sono diverse a seconda della parte del Mondo a cui ci rivolgiamo. Così come sono diverse le esigenze a seconda del posto. Io posso parlare della mia Circoscrizione dove in primo luogo abbiamo una emigrazione di seconda e terza generazione perfettamente integrata con la Comunità locale. Una esigenza che però è sempre pressante è la possibilità del riacquisto della cittadinanza italiana per chi l’ha persa perché obbligato alla rinuncia. Oggetto di una mia proposta di legge, oggetto anche di interesse da parte di alcuni rappresentati del Governo sensibili all’argomento ma che ad oggi purtroppo non ha visto nessuna luce. Altre richieste (ma non le uniche) sono legate ai servizi della rete consolare, all’insegnamento della lingua italiana, alla promozione di attività culturali, al coinvolgimento nelle attività di promozione del Made in Italy”.

Quale sarebbe a suo giudizio la misura più urgente? “La misura più urgente secondo me non è legata ad un atto preciso legislativo, ma riguarda un argomento molto più ampio e cioè cosa pensa di fare questo Governo degli italiani all’estero e dei loro rappresentanti? E data questa risposta poi si potrebbero implementare tutte le politiche per gli italiani all’estero. Mi permetta di notare che, a parole, tutti dicono che gli italiani nel mondo siano una risorsa per la promozione del sistema paese ma, quando si tratta di venire ai fatti, non si fa nulla”.

A quasi un anno dalle Politiche del 4 marzo, come giudica l’azione del governo? “In generale credo che siamo solo agli slogan e ad una campagna elettorale perenne tra due forze politiche che si contendono un elettorato completamente diverso tra loro. In concreto abbiamo effetti economici devastanti e perdita di credibilità in Europa e nel Mondo. Si parla tanto di quota 100 e reddito di cittadinanza ma ancora siamo fermi in Parlamento perché al loro interno la maggioranza ha problemi grossi di convivenza. E così è per ogni provvedimento, un Parlamento bloccato che lavora male e con tempistiche dilazionate. Inoltre, si parla tanto di posti di lavoro ma nessuno riesce a vederli. Anzi pare che le scelte di questo governo vadano nella direzione opposta”.

C’è qualcosa che, pur stando all’opposizione, considera positivo di quanto ha fatto questo governo per gli italiani all’estero? “Ad oggi per gli italiani all’estero non è stato fatto nulla. Nessun incremento di spesa per i capitoli che ci riguardano (si vive e sopravvive con gli ultimi stanziamenti della legge di Bilancio del nostro Governo Gentiloni). Il Governo attraverso i suoi rappresentanti all’inizio della legislatura aveva annunciato tre provvedimenti per gli italiani all’estero, tre riforme, voto, lingua e cultura e servizi consolari con i relativi provvedimenti da presentare in Parlamento. Non ne ho visto neanche uno. Anzi unico provvedimento andato avanti ed approvato è stato il disegno di legge costituzionale di diminuzione dei parlamentari, per gli eletti all’estero si passa da 6 a 4 in Senato e da 12 ad 8 alla Camera.

Appunto, è stata approvata in prima lettura la riforma che taglia i parlamentari, compresi gli eletti all’estero. Lei ha votato contro. La riduzione danneggia così tanto gli italiani all’estero o è solo difesa della poltrona? La mia non è una difesa della poltrona. Come dicevo in precedenza è l’unico atto approvato da questo governo che riguarda gli italiani all’estero. E questo fa riflettere, soprattutto se il relatore in aula, il senatore Calderoli, dichiara che fosse stato per lui la rappresentanza sarebbe stata tolta. Quindi è un problema culturale, è un problema di prospettiva. C’è un problema di rappresentatività, un numero sempre più alto di cittadini italiani all’estero saranno rappresentati da una minore rappresentanza parlamentare. C’è anche un problema di logica strutturale della riforma. Si parla soltanto della diminuzione dei rappresentanti e non delle funzioni che a loro spettano alla Camera ed al Senato. I padri costituenti decisero il numero dei parlamentari sulla base delle funzioni a loro attribuiti dalla Costituzione, che non sono limitate all’attività legislativa. Non si può ridurre il numero senza tenere conto degli effetti su tante altre prerogative costituzionali. Si vuole far passare un messaggio sbagliato. Come se tutti i problemi dell’Italia potessero essere risolti dalla riduzione del numero dei parlamentari”.

fonte: Askanews

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