Potenziamento delle strutture consolari per l’assistenza ai “nuovi migranti”.

Giro risponde a Tacconi sul potenziamento delle strutture consolari per l’assistenza ai “nuovi migranti”.

“Il Viceministro agli affari esteri e alla cooperazione internazionale Mario Giro ha risposto oggi ad una mia interpellanza con la quale chiedevo al Governo se non intendesse potenziare le strutture di assistenza sociale per offrire un primo orientamento ai “nuovi migranti” che lasciano l’Italia in cerca di migliori prospettive di lavoro”.

Lo segnala l’On. Tacconi che, nell’illustrare in Assemblea la sua interpellanza, ha ricordato come negli ultimi tempi, alla luce dell’intensificarsi del fenomeno migratorio (lo stesso Ministero degli Esteri ha certificato che al 31 dicembre 2015 gli italiani residenti all’estero erano 4.800.000, ben 174.000 in più rispetto a dicembre 2014) siano fiorite parecchie iniziative che vanno nella direzione da lui auspicata con l’interpellanza presentata ormai più di due anni orsono. Ha voluto in particolare ricordare quanto nel frattempo messo a punto dall’Ambasciata e dal Consolato Generale d’Italia a Londra che, con l’iniziativa opportunamente denominata “Primo approdo”, intende venire incontro ai tanti connazionali attratti dalla capitale del Regno Unito; come pure l’iniziativa dei Comites della Germania “Primi passi in Germania” promossa in collaborazione con i consolati. Si tratta di iniziative quanto mai opportune – ha sostenuto il Deputato – perché è necessario offrire a chi intraprende la difficile strada dell’emigrazione un’assistenza concreta che li aiuti ad affrontare le difficili sfide che il radicale cambiamento della loro condizione impone in termini di piena integrazione nella società di accoglimento. Ma è necessario – continua – che queste iniziative diventino strutturali ed organiche e che tutte le rappresentanze diplomatico-consolari diventino un punto di riferimento per chi si sposta all’estero per motivi di lavoro. I nostri nuovi migranti, che a differenza del passato spesso non si muovono da soli, ma con l’intera famiglia al seguito non possono essere lasciati a se stessi o affidati semplicemente ai social media che “aiutano ma non uniscono, informano ma non avvicinano” Se è vero infatti che la nostra emigrazione è storia di successi e di formidabili realizzazioni in tutti i campi, non possiamo dimenticare tante storie segnate dalla fatica, dalla solitudine, dalla mancanza di casa. Una condizione esistenziale ben sintetizzata nell’amara considerazione di un nostro connazionale:  “italiani che non hanno la possibilità di vedere le mamme invecchiare”.

“Da parte sua il Viceministro ha voluto rassicurarmi che il Governo e le strutture della Farnesina hanno ben presenti i problemi che ho posto nella mia interpellanza  e che le iniziative che io stesso ho citato incontrano il pieno appoggio dell’Amministrazione che anzi ne sta incoraggiando l’allargamento anche in collaborazione con gli altri enti istituzionali, Comites, CGIE, Associazioni e Patronati, Enti camerali, Enti gestori dei corsi di lingua e cultura, ecc. Egli ha voluto inoltre ricordare i positivi contatti che molte rappresentanze, come per esempio la nostra Ambasciata a Berlino,  stanno stabilendo con le istituzioni locali specializzate nel veicolare offerta e domanda di lavoro. La difficoltà maggiore che si frappone all’auspicato potenziamento delle strutture consolari sta, a detta del Viceministro, nella carenza di sufficienti risorse: in effetti il blocco del turn over ormai in atto da parecchi anni nella pubblica amministrazione ha determinato una diminuzione del personale di ruolo da inviare all’estero a cui si è supplito e si supplisce con  personale locale a contratto per i quali sono state introdotte nuove procedure di assunzione”.

“Ho ribadito al Viceministro l’impegno mio personale a seguire con attenzione i problemi che il fenomeno migratorio pone all’attenzione delle istituzioni, con l’auspicio che, insieme, anche alla luce delle esperienze pilota fin qui varate con successo, si possano trovare le soluzione migliori; non possiamo infatti non ritenerci sulla medesima lunghezza d’onda in questo impegno e perciò faccio mie le domande che egli stesso si pone: È più di quanto facevamo ? Direi di sì. È abbastanza ? Direi ancora no.”

Ufficio dell’On. Alessio Tacconi – Membro della Commissione Esteri

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