Canone Rai: la rabbia degli emigrati italiani

Anche all’estero, in moltissimi Paesi, è in vigore un canone TV e quindi i nostri emigrati sono certamente abituati a versare questa tassa. In Svizzera, per esempio, si paga frs. 451 (€ 412) annui risultando l’importo più caro in assoluto.

Tuttavia la notizia che da quest’anno (2016) in Italia – per combattere la fortissima evasione di questa tassa (nel 2014 il 30.4% delle famiglie italiane) – si pagherà il canone RAI attraverso la bolletta elettrica e quindi da parte di tutti coloro che, praticamente, hanno un’abitazione in Italia (anche se residenti all’estero e iscritti all’AIRE) sta facendo arrabbiare moltissimi nostri emigrati, come testimoniano le telefonate, le lettere ed i messaggi e-mail di protesta che arrivano alla UIM.

Da una parte coloro che non avendo in Italia alcun apparecchio televisivo saranno costretti a chiedere all’Agenzia delle Entrate italiana l’esenzione dal pagamento di questa tassa e quindi ancora un adempimento burocratico in più ed anche costoso (lettera raccomandata con ricevuta di ritorno); dall’altra quelli che, invece, vi hanno una televisione (per la quale evidentemente in passato non pagavano il canone e perciò annoverabili tra coloro che “evadevano” questa tassa!) ma non capiscono perché debbono versare l’intero canone TV (100 euro) pur usufruendo della televisione in Italia per poche settimane all’anno durante le ferie.

Si, in effetti, questa novità del canone RAI in bolletta elettrica è quantomeno una ulteriore scocciatura (ingiustizia?) per tantissimi emigrati italiani della quale si sono già fatti carico gli stessi deputati del PD eletti all’estero nel parlamento italiano (Tacconi, Fedi, Farina, Garavini, La Marca, Porta) che ancora nello scorso mese di dicembre hanno presentato alla Camera un ordine del giorno, poi approvato, che “impegna il governo a valutare la possibilità di considerare a favore dei cittadini italiani residenti permanentemente all’estero ed iscritti all’AIRE l’esenzione o la riduzione del Canone RAI sugli immobili da essi posseduti in Italia, a condizione che non siano locati o dati in comodato d’uso”. Tuttavia sappiamo benissimo che la gran parte degli ordini del giorno approvati dal parlamento italiano finiscono ammuffiti in qualche cassetto e quindi sarebbe auspicabile che gli stessi firmatari, in questo caso, non lo facessero finire nell’oblio e riuscissero ad ottenere quanto richiesto con il loro ordine del giorno o, quantomeno, una soluzione analoga a quella già ottenuta per IMU e TASI. Ai posteri l’ardua sentenza!

Di Dino Nardi, coordinatore UIM Europa

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