Voto Estero, comitato per il “NO”: se perdiamo, pronto il ricorso

Da “9colonne

Non c’è un giorno di pace nella polemica relativa alla sicurezza del voto degli italiani all’estero in occasione del referendum del 4 dicembre.

Anzi, di Pace c’è solamente il presidente del Comitato per il No, Alessandro Pace, che il 22 novembre in conferenza stampa ha messo le mani dopo: “Se il voto all’estero fosse rilevante ai fini della vittoria del Sì avremo la possibilità di effettuare reclamo all’ufficio centrale del referendum, perché nel voto per corrispondenza “non è garantita la segretezza”.

L’ennesima presa di posizione da parte dello schieramento contrario alla modifica della Costituzione, insieme a quella sorta dopo la lettera inviata agli italiani all’estero dal premier Matteo Renzi. A Pace ha risposto una delle deputate elette nella circoscrizione estero, l’italo-brasiliana Renata Bueno, per la quale “la polemica sul voto degli italiani all’estero sta raggiungendo livelli inverosimili e a tratti grotteschi. Per non parlare di un esimio costituzionalista come Alessandro Pace, che dichiara di voler fare ricorso qualora vincesse il Sì grazie ai voti degli italiani all’estero, come se ciò fosse il male assoluto. Una vera e propria offesa”.

La Bueno ritiene al contrario molto importante e oltremodo positivo il coinvolgimento di questi elettori – continua – perché anche loro possono partecipare in modo democratico al processo di cambiamento di cui ha bisogno l’Italia. Il sistema di voto va senza dubbio cambiato ed adeguato a quello di altri Paesi, come per esempio il Brasile. Fino a quando ciò non avverrà, deve essere garantita almeno la libertà di voto a tutti senza se e senza ma”. E soprattutto – conclude – “è impensabile pensare di negare il diritto del cittadino di decidere se la vittoria del Sì al Referendum non dovesse piacere ai suoi più’ accaniti oppositori”.

Tra i più accaniti oppositori c’è Renato Brunetta. “Quello che è stato fatto in questi giorni dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è aberrante. Spedire, con la sua firma, lettere agli italiani residenti all’estero non per invitarli a votare ma per invitarli a votare Sì” dice. Ma è tutto il Pd estero, con una nota congiunta dei deputati eletti, a sottolineare una contraddizione in termini nell’atteggiamento del Comitato per il No: “Gli strenui difensori del ‘la Costituzione non si tocca’ e i fautori del processo preventivo alle intenzioni di voto dei cittadini italiani all’estero avanzano, dunque, un’ipotesi di sospensione della legalità costituzionale e di aprioristica delegittimazione di quella parte dell’ordinamento che riguarda una parte dei cittadini italiani” spiegano Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta e Tacconi.

E anche il governo si schiera, con il viceministro ai Trasporti Riccardo Nencini: “Il voto degli italiani all’estero vale esattamente come il voto degli italiani che risiedono in Italia. Chi volesse provare ad utilizzarlo in forma negativa farebbe uno sfregio a tutti gli italiani che vivono e risiedono fuori dal loro Paese”.

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