I rapporti italo-svizzeri nella storia

Una riflessione storica all’indomani del referendum ticinese “Prima i nostri”.

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Da “Corriere della sera

Il 25 settembre sono stati celebrati i 120 anni dalla nascita del presidente ed ex-partigiano Sandro Pertini: il presidente Sergio Mattarella l’ha ricordato a Stella, sua cittadina natale, in provincia di Savona. Per coincidenza proprio il 25 settembre il Canton Ticino ha detto Sì, con il 58% dei voti, al referendum contro i frontalieri italiani. Per la Svizzera si tratta dell’ennesimo referendum sul tema”.

“Il problema dell’emigrazione (permanente, temporanea o giornaliera) italiana in Svizzera è motivo di tensioni da decenni. Per questo, il 18 maggio 1981, il presidente Pertini si recò in Svizzera per perorare la causa dei nostri lavoratori. Il “Corriere della Sera” lo seguì per tutta la trasferta.

Il 17 maggio 1981, il “Corriere” annunciava il viaggio e scriveva: “Con evidente riferimento alla recente consultazione che ha respinto proposte che, tra l’altro, avrebbero consentito a qualche migliaio di “stagionali” il riconoscimento di diritti analoghi a quelli degli altri lavoratori immigrati, tra cui l’essere raggiunti dalle famiglie, egli (Pertini, ndr) ha aggiunto: “vorrei tuttavia che il popolo ed il governo della Svizzera potessero dar prova di maggiore comprensione nei confronti degli italiani che lavorano nel Paese””.

Il presidente Pertini era accompagnato dal ministro degli Esteri Emilio Colombo ed era atteso dal presidente della Confederazione Kurt Furgler.
Pertini rivolse anche un appello ai lavoratori italiani perché rispettassero le leggi in vigore nei Paesi di immigrazione, “come lui stesso fece”, specificava il “Corriere”, “quando, esule dall’Italia fascista, si rifugiò in Francia dedicandosi al lavoro in un’impresa edile”.
Pertini concludeva: “se improvvisamente tutti i lavoratori italiani dovessero lasciare la Svizzera, cosa ne sarebbe dell’economia elvetica?”. Un tema di stringente attualità.
Due giorni dopo, il 19 maggio, il Corriere tornava a raccontare il viaggio del presidente Pertini, che a Berna chiese maggiore equità sociale e giustizia per gli emigranti.

Il 22 maggio il Corriere raccontava il congedo del presidente Pertini e il ringraziamento al presidente elvetico Furgler. Non era mancato neanche uno sketch: Pertini aveva visitato l’ospedale di Viganello Viali, a Lugano, uno dei due ospedali italiani in Europa, e aveva partecipato a piantare un abete in ricordo della visita. Dopo aver riempito e svuotato la pala per ben 14 volte, l’anziano presidente si era rivolto sorridente a due operai in tuta che l’osservavano e aveva commentato: “Ma insomma, è possibile che debba fare tutto io?”. Immancabili la risata e l’applauso generali.
Forse si sarà trattato di una coincidenza, in ogni caso il 6 giugno 1981, il Corriere intitolava: “Migliorate le leggi per i lavoratori stranieri in Svizzera”. Veniva, tra l’altro, ridotto il cosiddetto “praticantato” per gli stagionali.

Il tema delle discriminazioni subite dai lavoratori italiani in Svizzera e dei referendum per cacciarli era stato più volte affrontato dal Corriere della Sera. In particolare il 9 agosto 1969, proprio in vista di una consultazione anti-immigranti, Egidio Sterpa aveva firmato un articolo intitolato “I crociati della xenofobia”.
Nell’articolo Sterpa scriveva: “Il prossimo anno sarà il più duro per i nostri lavoratori. Saranno ospiti in un Paese in cui si combatterà sulla loro pelle”.

Il 4 novembre 1969 Sterpa e il Corriere della Sera tornavano sul tema. L’articolo si intitola “Il referendum contro gli stranieri” e denunciava le possibile conseguenze negative della consultazione voluta, per il 1970, dal deputato zurighese Schwarzenbach. Sterpa raccontava che erano nati anche comitati di amicizia italo-svizzera e concludeva: “c’è dell’assurdo in questa storia di xenofobia e di razzismo, ed è – ci credano gli amici svizzeri – fortemente spiacevole parlarne. Ciò che appare addirittura incredibile è che il popolo, il quale costituisce il migliore esempio di convivenza fra minoranze, un campione impagabile di comprensione reciproca tra genti diverse per lingua, temperamento, tradizioni, religione, cultura, sia oggi messo così brutalmente di fronte ad un falso problema, col rischio, per giunta di cacciarlo suo malgrado in un ghetto morale oltre che sul ciglio di un collasso economico”. Lezione appresa? Pare da nessuno. Ha commentato su Twitter la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani, dopo il risultato del referendum anti-frontalieri di ieri: “Il Ticino alza un muro contro lavoratori italiani. I nazionalisti nostrani badino che il virus xenofobia colpisce senza guardare in faccia nessuno”.

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