I partiti raccolgono i cocci

Spiegare la politica italiana fuori dai confini nazionali è impresa ardua, ma lo è, credetemi, anche per i “nativi” spettatori di appuntamenti istituzionali importanti come l’elezione di un Presidente della Repubblica. Dopo otto giorni di caos il risultato è: “meglio la strada vecchia che una nuova”, visto la nuova non c’è e che un precedente simile (Napolitano bis) aveva già salvato capra e cavoli una decina di anni fa.

Cosa hanno visto gli italiani e il mondo in questi giorni? Hanno visto il drammatico vuoto di proposte autorevoli, di personalità adeguate a sostituire un Uomo delle Istituzioni come Mattarella e continuare a sostenere il Governo Draghi. Perché, diciamolo chiaramente, la ricerca reale era su un nuovo capo del Governo, non solo di un Presidente. La fibrillazione che ha fatto saltare il banco è stata infatti proprio sulle conseguenze.

La destra, ostaggio di Berlusconi personaggio ingombrante e divisivo, non riesce a proporre alternative sostenibili. La sinistra magnanimamente si pone in attesa di nomi o forse ha lo stesso problema di carenza di figure adeguate e infine il Movimento, ormai disgregato e in lotta con se stesso con Di Maio che smentisce Conte e viceversa, sono il contesto in cui l’unica soluzione possibile era la riconferma di una situazione, l’unica, che ha tenuto le redini di un Paese stremato dalla pandemia e dalla crisi economica.

La totale mancanza di una visione prospettica e futura della politica italiana nei prossimi mesi, in cui si dovrà ricostruire un Paese come dopo una guerra, un piano economico europeo da gestire con garanzie autorevoli di massima trasparenza, hanno costretto il Parlamento a prorogare il mandato delle due sole persone che in questi mesi hanno rappresentato per gli italiani rassicurazione e stabilità.

Oggi tutti i partiti però raccolgono i cocci delle loro fragilità, dei loro limiti e delle responsabilità delle loro scelte. Ci aspettano giorni di dialettica vivace, per usare un eufemismo, tra i vari colori parlamentari: Nel Movimento c’è il dilemma Conte, un uomo, un avvocato, entrato in politica quasi per caso, senza carisma né spessore, senza visioni, solo tecnicismi e oratoria, uscito dalla porta e rientrato dalla finestra con un incarico di Capo del Movimento, ma continuamente smentito dagli stessi esponenti in Parlamento.

Nel PD c’è una palese distonia tra i vertici e gli elettori, mentre a destra Salvini dovrà fare i conti con i suoi alleati, a cominciare da quella Giorgia Meloni che dall’opposizione, e unica leader donna di un partito, ha dimostrato come la coerenza possa portare le preferenze dal 4 al 20% nel giro di pochi mesi.

Noi continuiamo a cercare di capire come possa succedere tutto questo, spiegarlo è un’altra storia.

Mira Carpineta

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