Approvata alla Camera la legge in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche e consolari

Roma, 7 nov. (askanews) - Via libera in commissione Lavoro alla Camera alla proposta di legge presentata da Tiziana Ciprini (M5s) e firmata anche da Elisa Siragusa, deputata M5s eletta all'estero, che punta a rendere omogenee le retribuzioni del personale a contratto delle rappresentanze diplomatiche, degli uffici consolari e degli istituti italiani di cultura. "Il problema era dare omogeneità di trattamento a queste persone", spiega Antonio Viscomi, deputato Pd in commissione Lavoro. Infatti è "centrale nella proposta di legge il tema della retribuzione che tenga conto del costo della vita e sia anche collegato a quelle degli altri organismi internazionali e europei in modo da avere un parametro omogeneo per tutti dentro la nostra sede e tra la nostra sede e le altre. Ci sono stati infatti anche casi di contenziosi giudiziari - osserva - perciò occorreva rendere più corente la retribuzione con il tessuto economico locale e con i parametri degli altri organismi nonchè all'interno dello stesso paese". "Occorre inoltre assicurare parità di trattamento tra tutto il personale e evitare discriminazioni rispetto ad altre sedi grazie a criteri ora indicati dalla legge come il costo della vita, le condizioni del mercato del lavoro, le istituzioni locali e tenendo conto anche delle organizzazioni sindacali", ha aggiunto Viscomi.

“Ho espresso in Aula la posizione favorevole mia e del Gruppo del Partito Democratico, che mi ha affidato la dichiarazione di voto, per la legge che interviene in materia di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura.
Si tratta, infatti, di un provvedimento giusto per i lavoratori e utile per il nostro Paese. Avere una pubblica amministrazione più motivata anche all’estero – sottolinea l’on. La Marca (Pd) – non solo è un dovere verso i nostri connazionali, ma anche un buon biglietto da visita per l’opinione pubblica di altri Paesi.
Stiamo parlando di circa la metà della forza delle strutture amministrative all’estero: 2.642 dipendenti a contratto rispetto a 2.767 impiegati di ruolo. Solo che il 67% dei cosiddetti contrattisti ha un contratto di impiego di diritto locale. Esistono dunque sensibili e ingiuste differenze economiche e di stato giuridico tra persone che fanno più o meno le stesse cose. E questo è inaccettabile. Perché questi lavoratori – continua La Marca – riempiono da anni il grave vuoto che si è creato nell’organico del MAECI a causa del decennale blocco del turnover.
Naturalmente, in questa legge non mancano aspetti anche problematici, come l’eliminazione della possibilità di pagamento anche in moneta non locale. Personalmente ritengo che la iniziale stesura della norma potesse essere compatibile con il nostro ordinamento. Ma visto che la Commissione lavoro ha ritenuto di doversi adeguare all’osservazione fatta dalla Ragioneria dello Stato, per evitare di rinviare ulteriormente il provvedimento è stato necessario adeguarsi.
So anche che, a latere del provvedimento, l’applicazione del Regolamento UE 883/2004 sul versamento dei contributi previdenziali creerà problemi sul livello di retribuzione in alcuni Paesi europei. Su questo, auspico l’applicazione della cosiddetta soluzione spagnola, che prevede la possibilità di accordo tra due Paesi intenzionati a regolare direttamente la questione.
La legge che la Camera ha approvato e che ora andrà al Senato non è dunque la panacea, ma consente di compiere sicuramente un passo in avanti. Giustizia, trasparenza ed esercizio di democrazia non possono che far bene anche alla nostra amministrazione all’estero”.

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