Cultura italiana e…. dintorni. Intervista al direttore dell’IIC di Montréal

Intervista a Francesco D’Arelli, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Montréal.

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Di Fabrizio Intravaia per “Corriere Italiano

Si chiama Francesco D’Arelli e dal 29 febbraio scorso dirige l’Istituto Italiano di Cultura (IIC) di Montreal. D’origine lucana, è cresciuto e ha fatto i suoi studi a Napoli. Orientalista, docente universitario, studioso, ricercatore, direttore di biblioteca.

D. Dottor D’Arelli, come è stato il suo approccio con Montreal e con l’Istituto?
R. “Quello di Montreal è uno scenario che mi ha subito entusiasmato perché qui c’è “molta Italia”, non solo per la pregevole presenza della comunità italiana ma anche perché nei vari circuiti culturali della città, sia francofoni che anglofoni, vi è una forte richiesta di cultura nostrana. Particolarmente significativo è il fatto che quando la città di Montreal chiede cultura italiana si rivolge all’Istituto. Vi è dunque, ai livelli istituzionali locali, una consapevolezza che l’IIC è un punto di riferimento istituzionale dello Stato italiano per soddisfare la domanda di cultura. Se a ciò aggiungiamo il fatto che tra Italia e Quebec sono in corso ormai da anni relazioni e collaborazioni a vari livelli, politiche, culturali, scientifiche, d’affari, si capisce che Montreal è un terreno fertile per la cultura italiana. Sono venuto qui a dicembre per un sopralluogo e la città mi ha impressionato anche per il suo “taglio” europeo. Chi va negli Usa e poi arriva a Montreal ha la sensazione di essere in Europa; vi sono segni evidenti dell’architettura nordeuropea di fine ‘500 e 600; i quebecchesi sono persuasi di essere più europei che americani, basta sfogliare i programmi teatrali o musicali per rendersene conto. Dunque Montreal è uno scenario ideale per promuovere la cultura italiana. E, ad ulteriore riprova dei rapporti già esistenti tra le due sponde, prima di partire per Montreal ho incontrato la signora Amalia Renosto, responsabile della Delegazione del Quebec a Roma, che mi ha fatto un quadro molto chiaro della situazione”.

D. Quali saranno le linee guida del suo mandato?
R. “Uno dei punti principali sarà di portare la cultura italiana, come poi è nella missione dell’Istituto, all’interno dei luoghi culturali della città e Montreal è una “fucina” di luoghi culturali. Uno di questi luoghi, tra i più prestigiosi, è il Museo di Belle Arti (MBAM) dove è in corso la mostra su Pompei. Abbiamo trovato subito degli interlocutori aperti al dialogo e alle nostre proposte. Porteremo nel museo un ciclo di conferenze per parlare di argomenti che sono sì legati al mondo dell’arte ma che sono anche di grande attualità e che dimostrano che il passato, la storia, non sono delle cose solo da “museo” ma estremamente vive e che dimostrano, inoltre, la grande predisposizione degli italiani nei confronti della cultura, un’apertura mentale, una “forma mentis” che poi è una delle nostre caratteristiche. Tanto per fare qualche esempio concreto, il 25 maggio all’auditorium del Museo, il Maggiore dei Carabinieri Luigi Mancuso, comandante dell’Unità di protezione del patrimonio culturale, parlerà di “Falsificazione e traffico illecito di opere d’arte in Italia e nel mondo”. La stessa conferenza si svolgerà anche all’IIC il giorno prima e alla Casa d’Italia il giorno dopo. Massimo Osanna, soprintendente di Pompei, verrà a chiudere la mostra il 1° settembre; poi riceveremo il prof. Maurizio Bettini che ha studiato nell’antica Roma il bilinguismo. Quale città conosce il bilinguismo più di Montreal? Tutto ciò per dire che il passato non è solo presenza passiva, “da museo”, ma è fonte di problematiche e sensibilità tutt’ora vive e presenti, essenziali nella coabitazione fra città e popoli.
Ma le conferenze al MBAM continueranno anche il prossimo anno. Ho in mente di portare 12 conferenzieri divisi in tre settori, per promuovere l’eccellenza italiana in vari campi: un gruppo parlerà delle missioni archeologiche italiane. L’Italia ha 170 missioni nel mondo, una proiezione internazionale del nostro Paese che pochi conoscono; inoltre l’Italia è famosa nel mondo non solo per gli scavi ma anche per la creazione di parchi archeologici, un bene culturale che diventa attivo, che diventa un elemento di formazione dell’identità dei popoli. Poi vi saranno 4 conferenze sulle tecniche di restauro; nessuno più dell’Italia ha sviluppato delle metodiche perché il nostro Paese è un museo a cielo aperto e la nostra “expertise” è di assoluto livello. Infine inviterò i direttori di alcuni musei italiani non solo delle grandi città ma anche dei piccoli centri per dimostrare tutta la vivacità e la ricchezza della nostra cultura.
Le università
Un’altro punto fondamentale della nostra strategia – continua il direttore dell’IIC – sarà quello di essere sempre più presenti all’interno del sistema universitario. Alcuni dei nostri conferenziari parleranno non solo in Istituto o al MBA ma anche nelle università montrealesi. Questo perché esiste un dato che non può essere ignorato: sono circa 4000 i giovani canadesi che per un motivo o per l’altro seguono i corsi di italianistica. Noi non dobbiamo entrare in competizione con le università, dobbiamo offrire o integrare quello che loro già offrono, cioè l’apprendimento della nostra lingua, con la conoscenza della nostra cultura sotto vari aspetti. E poi, ma non certo per ultima, c’è la comunità italiana che per noi è fondamentale perché è una comunità di grande prestigio. La “Settimana Italiana”, che è uno dei grandi appuntamenti estivi, avrà tutto il nostro sostegno. La comunità italiana deve poter contare su di noi perché l’Istituto è parte integrante dell’identità italiana. Faremo tutto questo con un rinnovato spirito di collaborazione”.

D. Continuerete ad offrire corsi d’italiano?
R. “Sì, naturalmente. Abbiamo più o meno 400-450 iscritti e ad ottobre, durante la “Settimana della lingua italiana”, vorrei introdurre una piccola novità, quella dell’inaugurazione dell’anno accademico, un modo per “fidelizzare” i nostri iscritti e per strutturare ancora meglio i nostri corsi. Ma la nostra azione, come è sempre stato per l’IIC, si estenderà anche al campo musicale, teatrale e gastronomico con proposte interessanti e che sottolineeranno tutto il nostro savoir-faire”.
Buon lavoro, dunque, a Francesco D’Arelli e ai suoi versatili collaboratori Laura Molè, Barbara Celli, Federico Bonfiglio e Pasquale Mercurio.
Chiunque volesse avere maggiori informazioni sugli appuntamenti proposti dall’Istituto può consultare il rinnovato sito web in tre lingue http://www.iicmontreal.esteri.it/iic_montreal/it/, che intergisce con tutti gli altri media sociali.

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