Teatro Italiano di Parigi: chiusura definitiva

Ha rischiato la chiusura più volte per mancanza di fondi.  L’hanno protetto Dario Fo, Ettore Scola, Luca Ronconi. Purtroppo il Teatro Italiano di Parigi ora chiude definitivamente.

*******************************************************************

di Greta Sclaunich per “Corriere della Sera

È il più estroso dei teatri di rue de la Gaîté, la via a due passi da Montparnasse con la più alta concentrazione di teatri di Parigi. Stucchi, statue e colori forti, che da 42 anni cambiano a ogni nuova pièce perché, come spiega al Corriere il fondatore e direttore Attilio Maggiulli (pugliese, 70 anni), “alla Comédie Italienne lo spettacolo comincia dal teatro stesso”. Di facciate ce ne sono 18: c’è quella blu, quella rossa, quella nera, quella arlecchino… Tra tutti questi colori spicca, da qualche giorno, un foglio bianco: è appiccicato alla porta e sopra c’è scritto “Fermeture définitive”. In italiano, “chiusura definitiva”

“Pochi fondi, troppe tasse”
Non è la prima volta che la Comédie Italienne, fondata nel 1974, rischia di chiudere i battenti. Era già successo alla fine degli anni ’90: il teatro stava per perdere lo status di “associazione non a scopo di lucro” diventando “impresa commerciale” e trovandosi di fronte a un pesante aumento delle tasse. All’epoca Maggiulli aveva scritto una lettera aperta all’allora presidente Jacques Chirac e iniziato uno sciopero della fame per protesta. Un po’ per la pressione della sua iniziativa e un po’ perché, ricorda oggi, “si schierarono al mio fianco personalità come Dario Fo, Ettore Scola, Luca Ronconi”, una soluzione fu trovata in fretta: non solo riuscì a mantenere lo status di associazione ma lo Stato francese, la Regione Ile-de-France e il Comune di Parigi si unirono in un trust per sovvenzionare il teatro. Durò (relativamente) poco. Nel 2013, Maggiulli si trovò di nuovo con le spalle al muro: pochi fondi, troppe tasse. Niente sciopero della fame stavolta, ma un altro gesto forte contro la Francia: il 26 dicembre si lanciò, a bordo della sua auto, contro le griglie d’ingresso dell’Eliseo. Finì prima in ospedale, poi in stato di fermo e, infine,…

“Fermeture définitive”
Tre anni più tardi, però, la situazione non è cambiata. La Comédie Italienne è sempre a corto di soldi. Ma stavolta niente sciopero della fame e niente battaglie contro lo Stato: Maggiulli ha deciso di alzare bandiera bianca. Ha appiccicato il foglio con la scritta “Fermeture définitive”, ha organizzato una vendita privata dei costumi di scena. “Basta, chiudo i battenti”, dice. Nella voce un mix di rabbia e amarezza: “Un vero peccato: la Comédie non è solo una scena teatrale dove recitano attori italiani ma soprattutto uno spazio culturale unico nel suo genere”.

19-AttilioMaggiulli_02-U430002262588781ASD-496x360@Corriere-Print-Nazionale

Dal Piccolo di Milano alla “Broadway di Parigi”
Maggiulli, nato nel 1946 a Corato, in provincia di Bari, viene da una vecchia famiglia aristocratica che aveva già scelto per lui una carriera da magistrato. A Milano ci arriva per quello, “ma mentre fingevo di studiare Legge come voleva mia nonna frequentavo l’ambiente teatrale”, racconta. Si forma al Piccolo Teatro, diventa allievo di Giorgio Strehler. È proprio lui a consigliargli di fondare la Comédie Italienne: “All’inizio degli anni ’70 mi parlò del suo progetto di riportare il teatro italiano a Parigi, creando uno spazio stabile. Mi disse: “C’è solo un pazzo che può farlo: noi ti aiuteremo, ma quel pazzo sei tu”. Maggiulli aveva infatti già lavorato con la Comédie Française, dove era stato allievo di Jacques Lecoq, e con il Théâtre du Soleil, dove aveva conosciuto Ariane Mnouckine. Così, nel 1974, aprì i battenti del teatro italiano di Parigi: all’inizio si chiamava Il Teatrino ed era in rue du Maine, sempre nel quartiere intorno a Montparnasse, poi dal 1980 si trasferì in rue de la Gaîté (“e dove altro? È la Broadway di Parigi”, sorride ora) diventando la Comédie Italienne.

E adesso?
Il teatro ha un centinaio di posti, vi recitano attori italiani (in francese, però) e il pubblico è composto soprattutto da scolaresche, troupe teatrali e molti stranieri. “Perché è una curiosità, è unico nel suo genere”, analizza il fondatore. Molte guide lo hanno inserito fra i luoghi culturali da non perdere durante una visita a Parigi. Ma, accusa lui, “per lo Stato facciamo solo un lavoro polveroso”. Il trust creato dopo lo sciopero della fame è crollato: alla Comédie arrivano ancora fondi dalla Regione ma quelli dello Stato e del Comune si sono ridotti a zero. Impossibile sopravvivere. Anche se Maggiulli non demorde: “Magari qualcosa può ancora succedere. Chissà, forse l’Italia potrebbe muoversi per salvarci”. Difficile: quella dietro la Comédie è, sì, un’associazione non a scopo di lucro, ma francese. E la normativa italiana non consente alla Farnesina di erogare finanziamenti diretti a favore di istituzioni culturali straniere. Resta ancora una strada, però: “Potrebbe salvarci l’aiuto dei privati o quello delle associazioni. O di chiunque voglia sostenerci, magari tramite una sottoscrizione”, spera ancora Maggiulli. In fondo già due volte, all’ultimo minuto, è riuscito a salvare il suo teatro”.

Scopri di più da L'altraitalia

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading